«Ho compiuto almeno 50 omicidi, non ricordo precisamente neanche il numero, non ricordo i nomi di tutti»: iniziò così il percorso di collaborazione di giustizia di Vincenzo Sarno, reggente dell’omonimo clan che ha dominato il quartiere Ponticelli e l’intera periferia orientale di Napoli per oltre 30 anni, insieme ai fratelli Ciro, Pasquale, Luciano e Giuseppe. Tutti poi passati dalla parte dello Stato e con le loro dichiarazioni hanno consentito alla magistratura di riaprire decine e decine di casi di omicidi irrisolti e non solo.
Vincenzo Sarno, 54 anni, collaboratore di giustizia da più di 10 anni, nel corso dei quali ha sì concorso con le sue dichiarazioni a far luce sugli intrecci camorristici che si sono avvicendati nel corso di circa 30 anni nella periferia orientale di Napoli, ma finito anche più volte nel mirino degli inquirenti per la condotta tutt’altro che confacente ad un soggetto che ha preso le distanze dalla malavita.
Nei giorni scorsi è stato trasferito in carcere, l’ex boss di Ponticelli e ormai ex collaboratore di giustizia Vincenzo Sarno al quale è stato revocato anche il programma di protezione riservato proprio ai pentiti.
Non è la prima volta che viene arrestato in veste di collaboratore di giustizia.
In quest’ultima circostanza, un contributo determinante lo ha fornito la direttrice di Napolitan.it, la giornalista Luciana Esposito, in virtù delle reiterate minacce che l’ex boss le ha rivolto nei mesi scorsi.
Un calvario iniziato lo scorso agosto quando le fu segnalata la volontà dell’ex boss di tornare a Ponticelli per farle del male. Il rancore che Vincenzo Sarno nutriva nei confronti della giornalista scaturiva dall’inchiesta che nel 2018 portò all’estromissione dal programma di protezione di suo fratello Giuseppe Sarno e di sua moglie Patrizia Ippolito. Un provvedimento scaturito dalla diretta facebook dei due in collegamento da un bar in località protetta: una palese violazione delle regole alle quali i collaboratori di giustizia sono tenuti ad attenersi.
Nel corso di quella diretta facebook, l’ex numero uno della cosca di Ponticelli e la donna che subentrò al vertice del clan non appena i fratelli Sarno iniziarono a passare dalla parte dello Stato, non solo hanno assunto una condotta poco confacente al loro status di collaboratori di giustizia, ma hanno inviato dei messaggi piuttosto espliciti: “Ciao, vi ricordate di noi!? Siamo sempre noi! Guardateci, non siamo mai falliti, eh!?” Ciao per tutti quelli che ci vogliono bene…chi non ci vuole bene…” e termina la frase facendo il segno della croce con la mano, simbolo di morte.
Il video, rimosso dopo la diretta, fu acquisito dalla giornalista Luciana Esposito che lo pubblicò su Napolitan.it. Motivo per il quale, in seguito all’inchiesta avviata dalla procura di Napoli, fu revocato il programma di protezione a Giuseppe Sarno che fu poi tradotto in carcere – dove si trova tuttora – per scontare la pena residua che pendeva sul suo capo, stessa sorte per Patrizia Ippolito, moglie proprio di Vincenzo Sarno, anche lei estromessa dal programma di protezione, ma le fu consentito di continuare a vivere nell’abitazione che le era stata fornita, in quanto tutrice legale del figlio minorenne, poiché suo marito era in carcere.
Una volta tornato in libertà, malgrado il suo status di collaboratore di giustizia agli arresti domiciliari, Vincenzo Sarno si sarebbe adoperato per avviare delle attività illecite nella zona in cui viveva sotto protezione: è stata proprio la direttrice di Napolitan.it, la giornalista Luciana Esposito a segnalare alle forze dell’ordine una serie di informazioni molto dettagliate che ricostruivano i business illeciti gestiti dall’ex boss di Ponticelli con la collaborazione di un parente, anche lui arrestato nei mesi scorsi. Una segnalazione accompagnata anche da un altro dettaglio inquietante: Vincenzo Sarno aveva manifestato la volontà di tornare a Ponticelli per “uccidere con le sue mani” la giornalista, proprio per vendicarsi dell’inchiesta che ha arrecato un danno diretto ai suoi familiari, autori di quella diretta social.
Una minaccia rilanciata all’inizio del 2024, quando l’ormai ex collaboratore di giustizia ha pubblicato sul suo profilo Instagram la frase che si era tatuato su una coscia dedicandolo alla giornalista e agli “infami” che le passano informazioni, annunciando che per loro sarebbe arrivato il “momento dei limoni neri”.
Dopo gli accertamenti del caso, in virtù dell’ennesima violazione delle limitazioni imposte dal programma di protezione che vietano l’utilizzo dei social da parte dei collaboratori di giustizia, unitamente ad altri elementi che sarebbero emersi in fase d’indagine, è stata disposta la revoca del programma di protezione per Vincenzo Sarno e pochi giorni fa è stato trasferito in carcere ed è lì che sconterà la pena residua che lo vedeva ristretto ai domiciliari, in attesa di capire se la sua posizione è destinata ad aggravarsi, alla luce dei fatti più recenti.