“Li picchio non si imparano, le mani non servono a niente. Gli do due spari, si mettono paura”: parlava così Francesco Pio Valda, reggente dell’omonimo clan operante a Barra, ignaro di essere intercettato, mentre spiegava a un affiliato uno dei principi cardine del suo credo camorristico. Pestare un soggetto, secondo Valda, non sortisce nessun effetto, mentre gli spari sono in grado di sortire la paura necessaria a far desistere da qualsiasi iniziativa. Un concetto che Valda chiarisce in maniera ancora più esaustiva quando discute con il suo interlocutore circa le modalità da adottare per compiere le rapine convenendo sulla necessità di avvalersi dell’uso della pistola, strumento sicuramente in grado di incutere paura nelle vittime.
Valda si compiace delle modalità esecutive che connotano le sue rapine, esaltando le sue doti e la cinica freddezza con la quale ha estratto la pistola per puntarla in bocca alle vittime.
“Il piombo è il piombo, quando vedono il piombo si mettono paura la gente...compà! La gente la fai mettere paura…”
Uno conversazione che concorre a far luce sulle motivazioni che hanno portato lo stesso Valda, la notte tra il 19 e il 20 marzo del 2023, ad estrarre la pistola che aveva con sé e sparare una raffica di colpi, nella zona degli chalet di Mergellina, malgrado la presenza di numerose persone estranee alle logiche criminali, dopo aver ricevuto un pestone sulle scarpe bianche che calzava.
Il suo intento era quello di incutere timore per essere rispettato e temuto, sempre e comunque, da chiunque.
Uno di quei proiettili raggiunse al petto il 18enne Francesco Pio Maimone, pizzaiolo di Pianura, estraneo alla lite e alle logiche malavitose, seduto nei pressi di uno degli chalet di Mergellina insieme agli amici, poco distante dal luogo in cui era scoppiata quella lite tra giovani appartenenti a clan rivali, poi sfociata nel sangue, proprio perchè Valda non esitò a impugnare la pistola e sparare.