Ribellarsi al racket e alle estorsioni, senza subire ritorsioni e vendette, non è impossibile.
Le tre testimonianze che proponiamo di seguito lo dimostrano concretamente.
Luigi Ferrucci, presidente nazionale Fai Antiracket, imprenditore casertano, opera nel campo della ristorazione. Nel 2009, ha denunciato e fatto arrestare i suoi estorsori. Da quel momento ha iniziato ad essere parte integrante della rete che oggi presiede e che annovera 49 sportelli attivi.
“È possibile ribellarsi a questo sistema. Non prospetto un cammino facile, ma sicuramente un cammino possibile. La Fai oggi ha oltre 30 anni e nel tempo trascorso nessun membro di questa associazione ha subito ritorsioni. Un conto è esporsi da soli e in maniera pericolosa, altra cosa è farlo in seno ad una rete che consente di essere protetti e camminare insieme. L’idea di fondo nata nel 1990 è quella di metterci insieme per autogestire la propria sicurezza, ma soprattutto siamo vittime che aiutano altre vittime a denunciare. Ci siamo passati, purtroppo, ma ne siamo anche usciti. Questo è il mio messaggio positivo. La libertà non è gratuita, si paga con il nostro impegno.”
Raffaele Vitale, pizzaiolo e agronomo alimentare, ristoratore e presidente dell’associazione Fai Antiracket di Chiaiano. Nel 2016, quando gestiva il complesso sportivo del quale ancora si occupa, Raffaele ha subito una richiesta estorsiva di 2.500 euro. Raffaele non ha solo denunciato, ma ha anche deciso di partecipare all’arresto, facendo da esca per i suoi estorsori, nell’ambito di un’operazione orchestrata dai carabinieri.
“Pagare il pizzo è facile, lo fanno tutti. Tradire i propri principi è la strada più facile, affermarli è più impegnativo, ma è la cosa giusta da fare.”
Nino Daniele, sindaco di Ercolano dal 2005 al 2010, ha ricoperto, tra gli altri, l’incarico di Presidente dell’Associazione antiracket FAI ”Ercolano per la legalità” e di Presidente dell’Osservatorio sulla Camorra e l’illegalità in Campania. Negli anni in cui ha ricoperto l’incarico di primo cittadino del comune vesuviano è stato promotore di una serrata campagna finalizzata al ripristino della legalità che ha concorso a debellare la criminalità organizzata.
“Non è un singolo soggetto a dover avere questo necessario coraggio, siamo in tanti e tutti insieme ci mettiamo la faccia. Questo è anche il segreto della sicurezza. Nella nostra esperienza di Ercolano, dove siamo arrivati a circa 80 denunce, nessuno ha subito ritorsioni. Tutti gli estorsori sono stati arrestati e quindi la sicurezza è stata effettivamente garantita percorrendo questa strada. Si è recuperata l’agibilità del territorio e la tranquillità per le proprie imprese, molti hanno ottenuto anche i risarcimenti per i danni che avevano subito, perché c’è anche un’ottima legge che in tempi anche abbastanza rapidi permette di recuperare qualsiasi forma di danno si subisca sia nella fase della denuncia sia nella fase processuale. Ci sono le condizioni per potersi sottrarre a questa imposizione. Il segreto è nello stare insieme e nel far nascere le associazioni.”
Il modello Ercolano potrebbe essere riproducibile oggi?
“Sicuramente, la sinergia tra le istituzioni, le associazioni antiracket, le forze dell’ordine, la magistratura dimostra che si può battere il racket, si possono battere i clan. Se è accaduto una volta può succedere tante altre volte.”