Una vera e propria esecuzione, quella in cui nel tardo pomeriggio di martedì 12 marzo ha perso la vita Salvatore Coppola, ingegnere di 65 anni con un trascorso da collaboratore di giustizia. L’omicidio, avvenuto nell’area parcheggio del Maxistore Decò in corso Portopisani a San Givanni a Teduccio, ha colto di sorpresa amici e conoscenti di Coppola.
Molte delle persone che frequentava abitualmente e con le quali aveva rapporti lavorativi, ignoravano il suo passato da collaboratore. Qualcuno era a conoscenza della condanna che aveva scontato in passato e dei suoi precedenti penali, ma quel dettaglio non aveva minimamente inciso sulla sua reputazione. Coppola viene descritto come un professionista distinto, sempre garbato e gentile, accomodante nei modi di fare e molto educato e rispettoso. Le persone che lo hanno incrociato poche ore prima che venisse assassinato non hanno notato nessun atteggiamento anomalo. Coppola era ignaro di essere finito nel mirino di un killer: ne sono certe le persone che lo vivevano nel quotidiano. Motivo per il quale tendono ad escludere che possa trattarsi di una vendetta legata ai suoi trascorsi da collaboratore di giustizia, proprio perché Coppola non aveva mai manifestato inquietudini e timori, tant’è vero che molte persone hanno appreso delle vicende del passato dai giornali che hanno riportato la notizia del suo omicidio e che hanno ricostruito i legami con la criminalità organizzata.
Proprio per questo chi conosceva Coppola e lo ha vissuto fino a poche ore prima dell’agguato tende a pensare che sia più probabile che quell’esecuzione sia scaturita da qualche fatto recente, probabilmente riconducibile al giro di affari gestito dal 65enne, tornato in pianta stabile a San Giovanni a Teduccio, senza mai palesare il timore di ritorsioni o vendette. Non ha mai adottato un atteggiamento cauto e prudente, anzi, se ne andava in giro con estrema serenità. La stessa serenità con la quale si è recato a quell’inconsapevole appuntamento con la morte. Probabilmente ad attenderlo ha trovato qualcuno che conosceva e che lo ha affrontato per poi sparare un colpo di pistola al volto a distanza ravvicinata. Una modalità di esecuzione che si riserva a chi compie quel tipo di sgarro che non si può perdonare. In effetti, appare altamente improbabile che la camorra sia entrata in azione per assassinare un collaboratore di giustizia legato a un passato ormai archiviato, mentre non batte ciglio al cospetto dei pentimenti eccellenti avvenuti di recente. Tant’è vero che la maggior parte dei parenti dei collaboratori di giustizia ha rinunciato al programma di protezione riservato ai familiari dei pentiti per preservarli da eventuali vendette e ritorsioni.
Il pentimento di Coppola risale al 2009, contestualmente a una maxioperazione della Guardia di Finanza che portò ad arresti e sequestri di beni in diverse regioni italiane. L’ingegnere aveva poi interrotto il percorso di collaborazione ed era tornato a San Giovanni a Teduccio senza esitazioni. Nessun avvertimento o episodio anomalo ha lasciato presagire che fosse destinato a morire ammazzato.
Definito “il colletto bianco del clan Mazzarella” per il coinvolgimento in diversi affari tutt’altro che correlati alle dinamiche criminali, il suo assassinio resta un giallo tutto da investigare.