Il business della droga si conferma la fonte di guadagno primaria per i clan operanti nel quartiere napoletano di Ponticelli, attualmente controllato in maniera capillare dai De Micco. La cosca fondata dal boss Marco De Micco – attualmente detenuto – e poi ereditata dai fratelli Luigi e Salvatore – anche loro detenuti – sotto le direttive di un altro dei cinque fratelli De Micco che finora si era tenuto alla larga dagli affari illeciti, sta ritrovando la solidità e l’autorità di un tempo. Forte anche del supporto di uno degli storici affiliati al clan, confluito nell’organizzazione durante il primo mandato di Marco De Micco e scarcerato da circa un anno, l’organizzazione dei cosiddetti “Bodo” sta potenziando ed ampliando il controllo del territorio.
Superato il periodo di down, scaturito contestualmente al blitz che nel 2017 ha portato all’arresto delle figure apicali del clan, favorendo così l’ascesa dell’organizzazione costituita dai vecchi clan dell’ala orientale di Napoli, nel giro di pochi anni e con non poco spargimento di sangue, i De Micco si sono riappropriati del quartiere e attualmente appaiono soprattutto concentrati sulle attività illecite utili ad incrementare le finanze del clan.
Non solo estorsioni a tappeto, indirizzate a commercianti e imprenditori, ma anche la nascita di nuove piazze di droga nelle storiche roccaforti del clan, sottolineano l’impellente volontà di accrescere il volume d’affari.
Viale Margherita, San Rocco e il cosiddetto “stretto”: queste le zone in cui il clan ha intensificato l’attività di spaccio. Una diretta conseguenza della politica introdotta dai nuovi capoclan.
Gli affiliati, i soggetti legati ai “bodo”, dediti allo spaccio di droga, non sono tenuti a corrispondere all’organizzazione una percentuale dei guadagni, bensì devono adempiere esclusivamente all’obbligo di rifornirsi dal clan. Un’altra mossa strategica avviata dalle nuove figure apicali e che ha concorso ad accrescere la criminalità tra le strade del quartiere.
I vertici della cosca hanno infatti abolito lo stipendio agli affiliati, riconoscendogli la possibilità di provvedere autonomamente ai propri guadagni, senza l’imposizione di corrispondere una percentuale al clan sui proventi di furti e rapine. Una politica estesa a tutti gli affari illeciti, oltre che alla gestione delle piazze di droga e che ben spiega il notevole incremento dei reati predatori non solo tra le strade della periferia orientale di Napoli, ma anche dei comuni del vesuviano.
Per quanto riguarda il business della droga, non stupisce quindi che il via libera autorizzato dal clan si sia presto tradotto nella nascita di nuove piazze, capeggiate dalle figure più vicine ai vertici del clan, in concerto con i loro parenti, soprattutto, come detto, nelle zone da sempre sotto la sfera egemone dei De Micco.
Lo stesso discorso vale per le rapine a tappeto, compiute da una squadra di giovanissimi affiliati al clan che starebbero così provvedendo a garantirsi uno stipendio ben più consistente di quello che gli sarebbe stato riconosciuto nelle vesti di “semplici affiliati”, come accadeva in passato.
Tanti cani sciolti, affamati di guadagni facili che stanno seminando terrore e malavita tra le strade di Ponticelli e non solo, figli di una politica spregiudicata imposta dai nuovi reggenti del clan De Micco.