Mentre gli aspiranti ras di Ponticelli inscenano azioni eclatanti, servendosi di bombe, spari, raid incendiari, generando focolai di violenza che attirano l’attenzione delle forze dell’ordine, i De Micco consolidano la loro supremazia avviando una vera e propria strategia del terrore.
Superati i conflitti e le tensioni che hanno segnato prima la faida con i rivali e poi le frizioni interne all’organizzazione con gli alleati del clan De Martino, i De Micco ostentano in maniera silenziosa, ma efficace un dirompente e capillare controllo del territorio. Forti del supporto dei Mazzarella, i leader di Ponticelli appaiono prettamente concentrati ad intensificare gli affari per incrementare le entrate, oltre che ad imporre la propria supremazia in maniera sempre più autorevole ed autoritaria.
E’ un quadro inquietante quello che emerge dalle segnalazioni dei commercianti, vessati, minacciati e taglieggiati dal clan e che hanno fornito alla redazione del nostro giornale una serie di dettagli utili e preziosi dai quali trapela la nuova scala gerarchica dei cosiddetti “Bodo” che vedrebbe a capo dell’organizzazione uno degli affiliati della prima ora, fedelissimo alla cosca e scarcerato all’incirca un anno fa, affiancato da uno dei due fratelli De Micco che si era tenuto da sempre relativamente estraneo agli affari illeciti avviati da Marco, Luigi e Salvatore, i tre fratelli attualmente detenuti e destinati a restare in carcere ancora per molto tempo. Proprio per mantenere in auge il cognome dei De Micco, uno dei due fratelli in stato di libertà avrebbe assunto la reggenza del clan, affiancato da uno dei gregari più fedeli e temuti.
Una poltrona occupata quindi da due reggenti: questo lo scenario che emerge dalle ricostruzioni degli esercenti che riferiscono di essere costretti a pagare il pizzo al clan. Una richiesta estorsiva praticata proprio per conto e in nome dei due soggetti ritenuti essere quindi attualmente a capo del clan De Micco.
E non è tutto.
Le vittime del ricatto estorsivo raccontano di essere costrette a recarsi di sera in un appartamento che si trova in una delle zone controllate dal clan per consegnare a domicilio la tangente dell’estorsione. I residenti in zona sdrammatizzano definendola “la via Crucis dei commercianti” quella processione triste e silenziosa che anima le notti di una delle strade più isolate del centro storico del quartiere. I commercianti verrebbero convocati in un appartamento finito nelle disponibilità del clan di recente per evitare di esporsi al pericolo di essere notati, quando entrano ed escono dalle attività commerciali. Diversi esercenti riferiscono di aver consegnato personalmente la tangente nelle mani dei due presunti capoclan, entrambi presenti nel suddetto appartamento al momento delle riscossioni.
Uno scenario triste e desolante, frutto di una strategia che ha sortito gli effetti sperati per il clan che continua a incassare i proventi dei ricatti estorsivi senza eccessivi sforzi, seguitando a far leva sulla tangibile paura dei commercianti, nei quali cresce lo sconforto e il senso di abbandono da parte delle istituzioni.