Michele Napolitano, 25enne di Melito di Napoli e noto tiktoker con oltre trecentomila followers è stato denunciato per atti persecutori per aver indirizzato vessazioni e minacce a un ragazzino di 16 anni.
Un incubo che per il minore ha avuto inizio in seguito a una discussione durante una partita a videogame, Grand Theft Auto. Insulti e minacce virtuali che ben presto hanno superato i confini virtuali.
Il litigio, inizialmente confinato al mondo virtuale, ha preso una piega spiacevole quando Michele ha iniziato una campagna denigratoria contro il giovane di 16 anni sul proprio profilo TikTok, seguito da migliaia di persone. La situazione è rapidamente sfuggita di mano, trasformando le minacce da un contesto di videogiochi a un attacco nella vita reale.
Messaggi minatori, insulti telefonici e un incessante bombardamento sui social network hanno portato il giovane a ritirarsi e isolarsi, affrontando un profondo sconforto. Solo il coraggio di raccontare tutto ai genitori ha interrotto questa spirale negativa. Il padre ha accompagnato il figlio dai carabinieri di San Sebastiano al Vesuvio, fornendo loro dettagli sulla campagna denigratoria alimentata dai video di Napolitano.
Il noto tiktoker è diventato celebre soprattutto per le liti con il figlio di Rita De Crescenzo, a suon di botta e risposta attraverso video pubblicati sui social network. Un battibecco seguitissimo da migliaia di utenti che si è protratto per diverse settimane.
Lo scorso ottobre Napolitano, fu segnalato da Francesco Emilio Borrelli per i video in cui filmava l’attività vulcanica della Solfatara, avvicinandosi ad alcuni crateri “fumanti” senza precauzioni e spingendosi anche a offrire strambe teorie sull’attività sismica della zona, creando così un allarmismo infondato proprio nei giorni in cui nella zona si registravano diverse scosse di terremoto. Qualche anno fa, invece, il personale addetto al pronto soccorso di Napoli si lamentò per un suo video di scherzi telefonici al 118 che tenevano occupati degli operatori per futili motivi, rischiando di impedire di prendere la linea ad utenti che avevano bisogno di segnalare situazioni ben più serie.