Momenti di tensione all’esterno degli uffici della Polizia locale di Santa Maria del Pianto a Napoli, dove il figlio minore della tiktoker Rita De Crescenzo è stato condotto dopo essere stato fermato dai caschi bianchi mentre guidava uno scooter sul lungomare di Napoli, pur non avendo mai conseguito la patente. E’ stato dunque multato, ma dai controlli successivi è emerso che su di lui c’era una segnalazione di rintraccio, essendo fuggito dalla casa famiglia cui era stato affidato “perché non si presentava a scuola e non era ben seguito dai genitori”. Un gruppo di circa 50 persone, capeggiato dalla De Crescenzo, si è immediatamente recato sul posto generando un nutrito assembramento di forze dell’ordine che con i dovuti mezzi d’ordinanza sono intervenuti per garantire l’ordine pubblico. Il gruppo ha di fatto inscenato una nutrita protesta contro le forze dell’ordine, Rita De Crescenzo, sui suoi profili social ha pubblicato diversi video in diretta: “È una persecuzione che la mia famiglia ed io stiamo subendo, sono i politici che mi attaccano per i miei errori del passato e vogliono vendicarsi con la mia famiglia“, queste le sue parole.
Il caso è quello che riguarda il figlio minorenne della De Crescenzo, Kekko, il cui affido è stato assegnato agli assistenti sociali. Una storia che sta andando avanti da tempo, tra segnalazioni legate alle condizioni di vita del ragazzo e alle vicende giudiziarie burrascose della donna. I fatti di cronaca hanno spesso raccontato di fughe dalla comunità del giovane, probabilmente aiutato da qualcuno. Così come la stessa De Crescenzo, in più di un’occasione ha pubblicato sui social i video che immortalavano le visite del figlio presso la sua abitazione, malgrado l’evasione dalla casa-famiglia.
Sulla vicenda è intervenuto l’Assessore alle politiche Sociali del Comune di Napoli Luca Trapanese: “Innanzitutto voglio ringraziare tutti gli assistenti sociali che stanno lavorando senza sosta in condizioni spesso difficili e precarie. Voglio spiegare quello che sta succedendo perché la verità raccontata da una madre che in questo momento prova dolore, non è la vera verità. Dettagli non posso darne per ragioni di privacy ma posso assicurarvi che la situazione è complessa e delicata. È necessario che al ragazzo sia garantito un futuro e affinché questo avvenga è giusto che gli assistenti sociali siano messi in condizione di svolgere il loro lavoro. Sono persone di cui potersi fidare e non dei nemici, anzi sono persone che possono soltanto aiutare chi ha bisogno“.