L’alleanza tra Domenico Amitrano e il cartello costituito dai vecchi clan di Napoli est è destinata ad essere tramandata ai posteri come una delle pagine più clamorose della storia camorristica di Ponticelli.
Non solo perchè Amitrano rinnegò i De Micco contestualmente al primo, vero momento di difficoltà del clan, ma soprattutto perchè confluire in quell’alleanza voleva dire entrare in affari con gli assassini di suo cugino Luigi Amitrano.
Domenico Amitrano, soprannominato Mimì ‘a puttana, è il nipote dei fratelli Sarno, ex boss di Ponticelli, oggi collaboratori di giustizia. Negli anni in cui i Sarno entrarono in conflitto con i De Luca Bossa, il clan capeggiato da Tonino ‘o sicco pianificò il primo attentato con autobomba della storia della camorra napoletana con l’intenzione di eliminare il boss Vincenzo Sarno, ma in realtà l’ordigno esplose anzitempo, complice il dissesto del manto stradale e a perdere la vita fu solo il giovane autista e nipote del boss, Luigi Amitrano. Un attentato al quale Mimì Amitrano è sopravvissuto per una fortuita casualità, poiché doveva trovarsi anche lui nell’auto blindata guidata dal cugino quando l’ordigno si azionò.
Non è difficile capire perchè l’alleanza tra Amitrano e i De Luca Bossa suscitò non poco scalpore a Ponticelli, oltre alla forte disapprovazione dei vecchi “uomini d’onore”. Un’alleanza annunciata e sbandierata sui social: tantissime le foto apparse su facebook e Instagram che immortalavano il nipote dei Sarno insieme a Giuseppe De Luca Bossa, fratello di Tonino ‘o sicco.
Fu proprio una foto ad annunciare la nascita di quel nuovo equilibrio camorristico all’ombra del Vesuvio: Domenico Amitrano abbracciato a Umberto De Luca Bossa, il primogenito dell’assassino di suo cugino Luigi.
Forte era il sentore che si trattasse di un sodalizio di facciata, dettato da una mera esigenza economica e che alla prima occasione utile un alleato avrebbe approfittato della debolezza o dell’errore dell’altro per compiere una vendetta o chiudere i conti con un passato tornato ricorrente, tutto ad un tratto. Un sentore che ha trovato effettivo riscontro nelle dichiarazioni rese dai collaboratori di giustizia, uno su tutti, Tommaso Schisa, rampollo del clan delle “pazzignane”.
Le prime evidenti fibrillazioni, tra gli Amitrano e i De Luca Bossa, si erano registrate in seguito agli arresti del 2020 quando finirono in manette Mimì Amitrano, Giuseppe e Umberto De Luca Bossa. Il figlio di Amitrano, Romualdo, approfittò dell’uscita di scena del rampollo del clan De Luca Bossa per estrometterlo dal giro delle piazze di droga che aveva avviato nel Lotto O, fortino del clan di famiglia. In quell’occasione, i dissidi furono sedati proprio dall’intervento di Amitrano senior che impose al figlio di portare rispetto ai De Luca Bossa, non fiutando ancora nell’aria il terreno fertile per portare a compimento l’ennesimo voltabandiera. Liti e contrasti, dentro e fuori dal carcere, si sono registrati in più circostanze nel corso degli ultimi anni e avevano lasciato abbondantemente presagire che alla prima occasione utile, gli Amitrano sarebbero tornati a bussare alla porta dei De Micco.
Gli accadimenti recenti, soprattutto quelli che si stanno avvicendando sul fronte giudiziario, hanno concorso a minare ulteriormente il terreno e così, con i De Luca Bossa sempre più rimaneggiati e ormai messi all’angolo dai rivali, gli Amitrano sono nuovamente tornati ad affiliarsi ai De Micco.
Un fatto confermato dalla politica avviata dal rampollo di casa Amitrano, tornato in libertà di recente, e che come si suol dire in gergo, “starebbe camminando” insieme ai De Micco.