I Carabinieri del Comando Provinciale di Napoli, con la collaborazione dei Reparti Specializzati territoriali dell’Arma dei Carabinieri, hanno dato esecuzione ad un provvedimento applicativo di misure cautelari personali (custodia in carcere, arresti domiciliari e divieto di dimora) emesso dal G.I.P. del Tribunale di Napoli, su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia, nei confronti di 29 persone gravemente indiziate, a vario titolo, dei reati di associazione per delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti nonché detenzione di droga ai fini di spaccio.
In particolare, dall’attività di indagine sarebbe emersa la presunta operatività di due distinte associazioni per delinquere, operanti nel territorio partenopeo con contatti in Spagna ed in Olanda, finalizzati all’approvvigionamento, al traffico ed alla vendita di sostanze stupefacenti, nonché la conseguente gestione degli illeciti profitti, in favore degli affiliati, sia liberi che detenuti; oltre alla presunta disponibilità, da parte degli indagati, di armi da fuoco e di veicoli dotati di un sofisticato “sistema di occultamento”.
Inoltre, nel corso delle investigazioni, è stato arrestato il latitante Bruno Carbone a Dubai, braccio destro di Raffaele Imperiale ed è stato sequestrato circa un quintale di sostanza stupefacente di vario tipo, nonché armi da fuoco e autovetture dotate di “sistema di occultamento”, nonché di un ordigno esplosivo regolamentare ed alcune centinaia di munizioni di vario calibro.
Dall’attività degli investigatori è infatti emerso che la cocaina veniva trasportata nei container, ma anche con l’utilizzo di sommergibili. Un dettagli emerso da alcune intercettazioni.
Un uomo di origini albanesi, tra i destinatari del provvedimento odierno, nel corso di una conversazione, risalente al giugno del 2021 rende partecipe dell’attività illecita un connazionale appena sbarcato a Napoli. I due interlocutori si confrontano sulle modalità di trasporto della droga e dei rischi a cui sono esposti, per esempio, quando la droga viene trasferita in una borsa, a causa dei cani antidroga. Sostengono che i container offrono maggiore sicurezza ma solo “sotto acqua è 100%, ma ci sta solo da Panama”, dicono.
La frase viene interpretata dagli investigatori come la dimostrazione che ormai ai mezzi tradizionali si sta affiancando, come scoperto anche dai militari statunitensi nel corso di una importante operazione, una modalità di trasferimento via sommergibile. E la località di partenza dei sommergibili indicata, Panama, è ritenuta proprio una delle capitali mondiali dello smercio di cocaina.
La droga veniva importata dall’estero grazie alle chat criptate Sky Ecc ed Encrochat.
Due le organizzazioni coinvolte nel business del narcotraffico. Uno riconducibile a Bruno Carbone, braccio destro del boss dei Van Gogh Raffaele Imperiale. A distribuire all’ingrosso, secondo l’Antimafia, era Vincenzo Della Monica, che da Marano e San Giovanni a Teduccio gestiva i carichi di droga che lui stesso ordinava a Carbone. Dai depositi partivano le distribuzioni per Scampia, Parco Verde di Caivano, Marianella, la Cisternina di Castello di Cisterna, Secondigliano, Giugliano, Marigliano.
Il secondo gruppo in affari, invece, sarebbe riconducibile a Simone Bartiromo, Roberto Merolla e Giovanni Cortese.