Si chiamava Michelle, aveva 6 anni, e viveva in quel campo Rom alla periferia di Giugliano in una baracca con la mamma, il papà e due fratellini più piccoli. Sabato scorso, 13 gennaio, è rimasta folgorata. Inutile la corsa in ospedale, i medici non hanno potuto far nulla per rianimare la bambina che oggi, lunedì 15 gennaio, avrebbe iniziato a frequentare la scuola. Quando è arrivata in ospedale, Michelle era in arresto cardiaco. La piccola attendeva con impazienza di iniziare il percorso scolastico. Un sogno stroncato sul nascere dal triste destino al quale è andata incontro tre giorni prima di assaporare la prima volta tra i banchi di scuola.
In corso le indagini della polizia volte a far luce sulla dinamica dell’accaduto, anche se sembra ormai chiaro che Michelle sia morta folgorata dopo aver toccato un cavo scoperto dell’energia elettrica all’interno, accanto a delle pozzanghere. Momenti di panico, all’ospedale San Giuliano, subito dopo il suo ricovero. Sul posto sono accorse un centinaio di persone, oltre i parenti della piccola, creando scompiglio e concitazione. Una circostanza che ha preso il sopravvento sulla morte della piccola, diventando la notizia più battuta dai giornali. Ripristinata la calma, la morte di Michelle si sta trasformando nell’assist utile a rilanciare l’emergenza sicurezza e la necessità di intervenire per risolvere “il problema rom”. Da sabato sera, l’accampamento è privo di energia elettrica, dopo che la società che gestisce la cabina elettrica a ridosso dell’insediamento ha identificato l’allaccio abusivo dal quale si approvvigionavano i 400 abitanti del campo rom e bloccato la fornitura.
Sulla salma però non verrà effettuata l’autopsia. Dall’esame esterno del cadavere ci sarebbe già la conferma di quanto accaduto. Il corpicino della piccola è già stato trasportato al cimitero di Giugliano.