I tre plessi dell’Istituto Comprensivo “Marino-Santa Rosa” di Ponticelli verranno “spacchettati” e accorpati ad altri due plessi scolastici del territorio. Le tre scuole che accolgono bambini dell’infanzia e delle elementari e ragazzi del primo ciclo delle medie sono stati accorpate all’istituto comprensivo Porchiano-Bordiga e all’istituto comprensivo Aldo Moro.
La notizia è giunta senza alcun preavviso nel tardo pomeriggio dello scorso 29 dicembre, quando è stato pubblicato l’elenco della Regione Campania relativo alle scuole che verranno accorpate nel 2024-2025.
Un fulmine a ciel sereno che coinvolge i plessi del rione Santa Rosa, Lago di Scanno e rione Lotto O. Nell’elenco della Regione Campania figurava anche il plesso “Lotto G”, seppure da diversi anni l’edificio a ridosso del rione De Gasperi abbia smesso di fungere da scuola e sia stato affidato ad alcune associazioni che operano sul territorio che lo hanno ribattezzato ”centro polifunzionale Ciro Colonna”. Il clamoroso epic fail, rimosso appena segnalato, è la prova tangibile della scarsa o nulla conoscenza del territorio da parte delle istituzioni.
Carmela Libertino, dirigente scolastico titolare al Cavalcanti e reggente nella “Marino Santa Rosa”, la vicepreside Libera Sannino, i docenti che ricevuto questa amara sorpresa nel bel mezzo delle festività natalizie stanno ininterrottamente esprimendo tutto il loro disappunto ai media già da diversi giorni. Tantissimi i post pubblicati anche sui social dai genitori infuriati.
La posizione più contestata è soprattutto quella del plesso del Lotto O, non solo perchè si tratta dell’unico presidio di cultura radicato in uno dei rioni più difficili del quartiere, ma anche per il fatto che allo stato attuale conta oltre 800 studenti.
«Si cancella una scuola da 850 studenti per distribuirne i pezzi a due da 400. Si sarebbe dovuto semmai accorpare le due scuole più piccole e mandare alla “Marino Santa Rosa” una delle due dirigenti come titolare», ha spiegato la preside Libertino al Correre del Mezzogiorno.
“Lavoro in questa scuola da 13 anni – racconta la vicepreside Libera Sannino – è un impegno faticoso. Tante volte mi sono detta di andar via, ma non l’ho mai fatto, perchè credo che la scuola ricopra un’alta funzione sociale, soprattutto nelle realtà come il Lotto O di Ponticelli dove rappresenta l’unico presidio di legalità e cultura.”
Tutte le testimonianze raccolte raccontano le grandi difficoltà fronteggiate negli anni per conquistare la fiducia dei genitori, ma anche per coinvolgerli insieme agli alunni in attività extrascolastiche creando un percorso che ha sortito risultati importanti che adesso rischiano di essere vanificati riducendo la scuola del Lotto O a un’appendice della scuola “Aldo Moro” nel rione Incis, dove verrà collocata la sede amministrativa. I plessi di Lago di Scanno e del rione Santa Rosa verranno invece accorpati alla Porchiano-Bordiga che si trova, per l’appunto, a Porchiano.
Un accorpamento che costringe una connessione forzata tra due zone distanti del quartiere, tutt’altro che facili da raggiungere con i mezzi di trasporto pubblico, arrecando così un ulteriore disagio ai genitori e ai docenti.
Una decisione partorita senza tenere minimamente conto delle esigenze del territorio e delle famiglie che lo abitano, frutto di una politica che ha preferito compiere dei tagli nei plessi privi di un dirigente scolastico. La “Marino Santa-Rosa” paga un prezzo altissimo per i quattro anni di reggenza trascorsi senza la nomina di un dirigente scolastico, malgrado i risultati conseguiti anche in questo frangente, soprattutto in termini di progetti ed attività extrascolastiche e il massiccio numero di iscrizioni che continuano a registrare i tre plessi, capeggiati proprio dalla scuola del Lotto O, seguita a ruota dalle altre due.
Un’altra pagina amara che narra le tangibili ingiustizie che silenziosamente si registrano nelle periferie come Ponticelli, dove la politica cura esclusivamente i suoi interessi e poco importa se a pagarne le conseguenze sono i fruitori dei servizi scolastici: i bambini.
Un paradosso che stride pesantemente con la demagogia che accompagna la serrata campagna di riqualifica delle “zone grigie” in scena a Caivano, pregna di buoni propositi e di azioni mirate anche a contrastare la dispersione scolastica, mentre, a Ponticelli, si scrive un copione dai risvolti ben più amari.