Tredici statuine in terracotta, tracce di un antico rito, sono emerse a Pompei da un ambiente di una domus confinante con la casa di Leda e il cigno, dove è allestito «un cantiere di scavo, restauro e valorizzazione», si legge nell’E-Journal degli scavi di Pompei. Le sculture, alte circa 15-20 cm, e tra cui si riconoscono delle figure umane (ma anche una mandorla, una noce, la testa di un gallo in argilla e una pigna in vetro), sono state trovate in posizione eretta su un piano orizzontale all’interno di un vano definito da blocchi di travertino, dove presumibilmente si trovava un mobile scaffale. Nonostante la tradizione dei presepi risalga alla storia più recente, gli archeologi hanno confermato l’appartenenza alla sfera rituale e religiosa (ben diversa rispetto al racconto della nascita di Cristo) del rinvenimento.
L’ambiente che le conservava, con ogni probabilità l’atrio della casa, presentava inoltre delle decorazioni affiorate nella parte superiore delle pareti. Dalle prime analisi, si legge nella pubblicazione, alcuni soggetti sembrano rimandare al mito di Cibele e Attis, nonché ad alcuni segni e simboli del rito, in cui erano coinvolti i ministri del culto. Il mito – messo in relazione al ciclo vitale delle stagioni e della fertilità della terra – è originario della Frigia, in Asia Minore, dove la dea era venerata come Signora della natura, simbolo dei cicli vitali e naturali che contemplano la nascita, la morte e il continuo rinnovarsi della vita stessa. In Italia il culto arriva attraverso la Magna Grecia e fu accolto dai ceti più abbienti.