È stata impiccata all’alba di oggi, mercoledì 20 dicembre, Samira Sabzian, una sposa bambina che si trovava in carcere in Iran da circa dieci anni ed era stata condannata alla pena capitale per avere ucciso suo marito. Lo denuncia la ong Iran Human Rights, con sede in Norvegia.
“Samira è stata vittima per anni di un apartheid di genere, matrimonio da bambina e violenza domestica, oggi è vittima della macchina omicida di un regime incompetente e corrotto”, ha scritto su X il direttore dell’ong, Mahmood Amiry-Moghaddam. Sabzian si era sposata quando aveva 15 anni e quattro anni dopo, nel 2013, aveva ucciso suo marito. Da allora si trovava in carcere.
Oltre alla ong Iran Human Rights anche Amnesty International aveva lanciato un appello alla comunità internazionale per fare pressione sulle autorità della Repubblica islamica ed impedire l’esecuzione della condanna a morte della donna, che era in programma il 13 dicembre scorso nel carcere di Qarchak, in provincia di Teheran, ma è poi stata spostata di una settimana e pertanto eseguita il 20 dicembre. Secondo Iran Human Rights, dopo essere stata incarcerata la donna aveva inizialmente rifiutato di incontrare i suoi due figli in prigione, sperando di potere ottenere il perdono dei genitori del marito ucciso. A partire da rapporti di media statali iraniani citati da alcune ong, nel 2016 Samira Sabzian aveva confessato di avere ucciso il marito che era stata costretta a sposare quando era quindicenne. La scorsa settimana, prima dell’esecuzione in programma, la donna ha potuto incontrare i suoi due figli, di 10 e 17 anni, per la prima volta da quando è stata incarcerata.
Secondo il codice penale islamico, infatti, coloro che sono accusati del termine generico di “omicidio intenzionale” sono condannati a qisas o retribuzione in natura, indipendentemente dalle circostanze. Una volta che un imputato è stato condannato, i querelanti hanno l’autorità di decidere se confermare la punizione o se concederle la grazia ottenendo un compenso pecuniario. In questo caso, i genitori del marito e nonni dei loro figli, hanno scelto di proseguire con la pena capitale. L’esecuzione di Sabzian è avvenuta nel carcere di Qarchak, in provincia di Teheran, dove era già stata trasferita.
Oggi, l’Iran registra il maggior numero di esecuzioni dopo la Cina ed è uno dei principali carnefici di donne al mondo. Secondo il rapporto di Iran Human Rights, almeno 164 sono state giustiziate tra gennaio 2010 e ottobre 2021 e solo nel 2023 ne sono già state ammazzate almeno 17. Come tutte le esecuzioni, la maggior parte vengono eseguite in segreto. Nel 66% dei casi di omicidio conosciuti, le donne sono state condannate per aver ucciso il marito o il partner. Ma c’è da dire che all’interno del matrimonio, una donna non ha il diritto al divorzio, anche in caso di violenza domestica e abusi, sempre giustificati. E, quando vengono denunciate, le donne vengono spesso ritratte come madri malvagie o streghe. La realtà, tuttavia, è come sappiamo avvolta da discriminazioni legislative e sociali, disuguaglianze e tabù.