Concessi gli arresti domiciliari a Pasquale ‘Paky Mosca, 19 anni, uno dei due maggiorenni membri del branco accusati dei ripetuti abusi sessuali ai danni delle due cuginette di dieci e dodici anni nel Parco Verde di Caivano. Nella vicenda, oltre al 19enne, sono coinvolti un 18enne e sette minori.
Il giudice delle indagini preliminari Fabrizio Forte del tribunale Napoli nord di Aversa ha accolto le argomentazioni del difensore, l’avvocato Giovanni Cantelli, che nella sua istanza ha individuato nell’abitazione di un parente, nel comune di Fossò, in provincia di Venezia, la destinazione dove trasferire il giovane in regime di detenzione domiciliare con il deterrente del braccialetto elettronico.
Trasferito in una località che dista oltre 700 chilometri da Caivano, il comune della periferia nord di Napoli teatro delle violenze subite dalle due bambine. Mosca, tuttavia, sarà detenuto ai domiciliari nel paese in cui si è consumato l’efferato femminicidio di Giulia Cecchettin, la 22enne uccisa dall’ex fidanzato Filippo Turetta. L’efferato delitto, compiuto lo scorso 11 novembre, è avvenuto proprio a Fossò.
La difesa ha evidenziato le condizioni psicofisiche di Mosca, affetto da un ritardo mentale medio, disabilità cognitiva e deficit di adattamento. Uno stato «che si sarebbe aggravato durante la detenzione» in cui ha inoltre sviluppato «uno stato depressivo». Per la Procura di Napoli Nord invece il 19enne sarebbe dovuto restare in carcere per via di «una personalità altamente violenta e trasgressiva», e per un suo «ruolo da protagonista nella vicenda delittuosa».
Lo scorso sei novembre uno psicologo, Vincenzo Margherita, lo ha visitato in carcere ed ha riscontrato uno stato depressivo ed un forte dimagrimento dell’ indagato. Il pubblico ministero lo scorso 23 novembre si è opposto alla scarcerazione, fornendo parere contrario a causa della gravità dei fatti e della personalità violenta e trasgressiva del giovane, accusato di violenza sessuale aggravata e di diffusione illecita di immagini e video sessualmente espliciti.
Per il Gip gli abusi ripetuti ai danni delle due bimbe «si sono innestati in un contesto territoriale di profonda incuria e abbandono e sono stati agevolati dal senso di appartenenza al gruppo criminale dei suoi membri, quasi tutti minorenni o poco più che maggiorenni (logica del branco)». Per questo motivo l’allontanamento del 19enne da Caivano, osserva il Gip, «appare elemento piuttosto rassicurante in ordine alla rescissione dei legami con il predetto contesto, inducendo a confidare in un’adeguata capacità autocontenitiva».
Le vittime di dieci e dodici anni sono state ripetutamente violentate dai nove giovani tra il mese di giugno e luglio scorsi. Proprio i racconti che riguardano Mosca sono particolarmente ricchi di dettagli inquietanti:
«Mi ricordo che Paky mi muoveva la testa per fargli fare sesso orale, io cercavo di togliermi, lui mi diceva ‘statti zitta’ e continuava a muovermi la testa. Io continuavo anche perché avevo paura, c’erano tutti i suoi amici e poi di solito i suoi amici avevano sempre delle cazzottiere nei marsupi e avevo paura che potevano usarle contro di me e …..». Alle domande degli inquirenti la ragazzina ha poi aggiunto di averlo visto filmare dei video mentre avvenivano gli abusi: «L’ho visto proprio che riprendeva e che aveva il cellulare in mano. E’ salito sopra la casetta e c’era un buco da cui riprendeva i fatti con il suo cellulare».
Una delle vittime nel ricostruire le violenze subite agli inquirenti, parlando di Mosca affermò: “è malvagio, lo odio.”