L’universo del whisky si evolve con un dinamismo sorprendente, tra tradizione secolare e innovazioni all’avanguardia. Recentemente una tecnologia rivoluzionaria ha fatto capolino nel panorama dei distillati permettendo la produzione del primo whisky molecolare.
Nato ad Hong Kong, questo intrigante prodotto riproduce l’arte della distillazione attraverso l’analisi e la replica delle molecole specifiche dei Bourbon storici. La tecnologia molecolare, adottata da Milestone Beverages HK, offre una “democratizzazione dei sapori”, permettendo di replicare whisky dai prezzi non accessibili, rendendoli più vicini alle possibilità economiche di un pubblico medio.
Si parla quindi di una vera e propria rivoluzione nel settore, capace di ridurre significativamente anche l’impatto ambientale legato alla produzione tradizionale del whisky, perché vengono tagliati i costi di invecchiamento e stoccaggio.
E se questo genere di innovazione potrebbe avere un impatto positivo sull’ambiente, il cambio di paradigma non è scontato perché per gli appassionati il whisky non è una semplice bevanda ma un distillato che racchiude storie, culture e sapori unici. Al punto che Scozia e Irlanda se ne contendono la paternità.
La Scozia vanta una tradizione secolare in questo ambito, con una produzione che si distingue per la sua qualità e complessità. In questo territorio la produzione di whisky è radicata nella storia e strettamente legata alle caratteristiche del paesaggio. Tanto che le distillerie storiche sono considerate tappe obbligate quando si parla di cosa vedere in Scozia, al pari dei castelli e delle principali città.
La tradizione radicata non riguarda però solo la patria di William Wallace, anche nella storia dell’Irlanda questo distillato ha un ruolo importante, e si presenta con caratteristiche molto diverse rispetto a quello scozzese. Incluso il nome.
Cosa differenzia il whisky scozzese dall’Irish whiskey? Entrambi sono prodotti che si tramandano da secoli, ma presentano alcune peculiarità. L’Irish whiskey, per esempio, è noto per la sua tripla distillazione, rispetto alla doppia distillazione degli scozzesi. Questo processo conferisce al distillato irlandese un carattere distintivo, pur mantenendo radici comuni con il cugino scozzese.
Un altro aspetto fondamentale del whisky è la distinzione tra “single malt” e “blended”. I single malt (tipici della tradizione scozzese) sono prodotti da una singola distilleria utilizzando esclusivamente orzo maltato. Mentre i blended whisky nascono dall’arte di mescolare diversi malt whiskies o diversi grain whiskies. Questo processo crea un equilibrio di sapori e aromi, rendendo i blended whisky accessibili e versatili.
Oltre a queste tipologie, il mondo del whisky si estende anche oltre i confini scozzesi e irlandesi, con l’American whiskey che include Bourbon, Rye Whiskey e Tennessee Whiskey, ciascuno con le proprie regole di produzione e invecchiamento. Anche il Giappone ha una tradizione whisky, che nella maggior parte dei casi si distinguono per la loro eleganza e compostezza.
È impossibile dire quale sarà il futuro del whisky, ma probabilmente gli appassionati non vorranno rinunciare alla tradizione per far spazio alle soluzioni molecolari, rimanendo legati al fascino di una lavorazione antica, che si è comunque evoluta nel tempo. Anche se in molti non lo sanno, infatti, fino alla metà del 1800 il whisky era trasparente. Il suo caratteristico colore ambrato è il risultato dell’invecchiamento in botti, una pratica iniziata con l’esportazione del distillato.