“Se domani sono io, mamma, se non torno domani, distruggi tutto. / Se domani tocca a me, voglio essere l’ultima” sono gli ultimi due versi della poesia di Cristina Torre Cáceres, artista e attivista peruviana che da giorni sta spopolando sui principali social network. Il 105esimo femminicidio, che ha come vittima Giulia Cecchettin, la 22enne di Vigonovo, Venezia, uccisa dal suo ex fidanzato Filippo Turetta ha scosso e mobilitato fortemente l’opinione pubblica, suscitando un moto di indignazione senza precedenti.
In seguito alla diffusione della notizia del ritrovamento del cadavere, per mostrare il proprio sostegno e appoggio alla famiglia della vittima, molti utenti hanno inoltre condiviso i versi della poesia Torre Cáceres, ripresi anche dalla sorella di Cecchettin. La poesia è diventata virale e può definirsi il manifesto ufficiale della giornata mondiale contro la violenza sulle donne targata 2023.
La poesia
Se domani non rispondo alle tue chiamate, mamma.
Se non ti dico che non torno a cena. Se domani, il taxi non appare.
Forse sono avvolta nelle lenzuola di un hotel, su una strada o in un sacco nero (Mara, Micaela, Majo, Mariana).
Forse sono in una valigia o mi sono persa sulla spiaggia (Emily, Shirley).
Non aver paura, mamma, se vedi che sono stata pugnalata (Luz Marina).
Non gridare quando vedi che mi hanno trascinata per i capelli (Arlette).
Cara mamma, non piangere se scopri che mi hanno impalata (Lucía).
Ti diranno che sono stata io, che non ho urlato abbastanza, che era il modo in cui ero vestita, l’alcool nel sangue.
Ti diranno che era giusto, che ero da sola.
Che il mio ex psicopatico aveva delle ragioni, che ero infedele, che ero una puttana.
Ti diranno che ho vissuto, mamma, che ho osato volare molto in alto in un mondo senza aria.
Te lo giuro, mamma, sono morta combattendo.
Te lo giuro, mia cara mamma, ho urlato tanto forte quanto ho volato in alto.
Ti ricorderai di me, mamma, saprai che sono stata io a rovinarlo quando avrai di fronte tutte le donne che urleranno il mio nome.
Perché lo so, mamma, tu non ti fermerai.
Ma, per carità, non legare mia sorella.
Non rinchiudere le mie cugine, non limitare le tue nipoti.
Non è colpa tua, mamma, non è stata nemmeno mia.
Sono loro, saranno sempre loro.
Lotta per le vostre ali, quelle ali che mi hanno tagliato.
Lotta per loro, perché possano essere libere di volare più in alto di me.
Combatti perché possano urlare più forte di me.
Perché possano vivere senza paura, mamma, proprio come ho vissuto io.
Mamma, non piangere le mie ceneri.
Se domani sono io, se domani non torno, mamma, distruggi tutto.
Se domani tocca a me, voglio essere l’ultima.
È questo il testo della poesia, risalente al 2011, in cui la protagonista, che parla in prima persona, si rivolge alla mamma e le chiede di “distruggere tutto” nel caso in cui dovesse essere vittima di femminicidio. La poetessa ha scritto questi versi dopo la morte di Mara Castilla (il primo nome che compare nella poesia), uccisa da un autista. I versi sono poi diventati il simbolo della lotta contro la violenza di genere, soprattutto nelle manifestazioni del movimento Ni una menos, nato in Argentina il 3 giugno 2015.