L’incursione armata in via Luigi Franciosa a Ponticelli, fortino del clan Casella, che lo scorso 10 novembre ha portato al ferimento di un 18enne, avrebbe ufficializzato la nascita dell’alleanza tra i D’Amico del rione Conocal e la cosca radicata nella zona delle cosiddette “case murate” del Rione De Gasperi.
Sarebbero due giovanissimi rappresentanti delle due compagini alleate i sicari che a bordo di un’auto hanno fatto irruzione nel fortino dei Casella, in conflitto con i D’amico da diverso tempo, per esplodere una raffica di spari contro un gruppo di giovanissimi, stimati essere i pusher che sotto le direttive delle donne del clan di via Franciosa starebbero riavviando il business dello spaccio di stupefacenti nella zona.
Una ricostruzione che trova riscontro in un altro fatto ben preciso: D.F., il 18enne gambizzato da quegli spari, fino allo scorso giugno era un gregario dei D’Amico. Malgrado la giovane età era a capo di una piazza di droga nel Conocal che gestiva per conto del clan dei “fraulella”. A riprova del forte legame che intercorreva con i vertici della cosca, il 18enne era solito pernottare a casa di una delle figlie del boss Antonio D’Amico, fondatore dell’omonimo clan attualmente detenuto.
I rapporti tra le parti si sarebbero bruscamente interrotti per un motivo ben preciso: il 18enne avrebbe subito un violento pestaggio, in quanto accusato di aver derubato il clan trattenendo parte dei guadagni derivanti dall’attività di spaccio da lui gestita. Motivo per il quale i vertici della cosca gli avrebbero imposto di lavorare per loro senza percepire alcuna forma di guadagno, fino a quando il debito così maturato non si sarebbe definito estinto. Un’imposizione alla quale il 18enne non avrebbe accettato di sottostare, confluendo così nel gruppo di giovanissimi che opera in via Franciosa sotto le direttive dei reduci del clan Casella.
In quest’ottica, la gambizzazione subita dal dissidente del clan D’Amico, assumerebbe una serie di significati. Innanzitutto, una palese ritorsione riconducibile ai dissidi sorti nei mesi precedenti. Una punizione voluta per ammonire il giovane, reo di essere entrato in affari proprio con i rivali dei D’Amico, oltre che un’azione dimostrativa a scopo intimidatorio indirizzata ai Casella, non solo in riferimento ai dissidi recenti, ma anche in ordine alla gestione delle piazze di droga istituite di recente nella zona storicamente sotto il loro controllo.
I rampolli dei due clan alleati hanno così lanciato un monito ai rivali, regolando al contempo il conto in sospeso con l’ex affiliato e ufficializzando la nascita di un nuovo sodalizio camorristico a Ponticelli.