Trudie Styler è attrice, produttrice, attivista per l’ambiente e tante cause, certamente femminista. Con il marito Sting, sposato nel 1992, ha quattro figli e una meravigliosa casa in Toscana, dove producono vino e agricoltura bio. E ancora, ha debuttato alla regia nel 2017 con il pazzo e inclusivo Freak Show e adesso all’imminente Festa del cinema di Roma (dal 18 al 29 ottobre) presenta il suo documentario su Napoli, Posso entrare? An Ode to Naples, prodotto da Big Sur, Mad Entertainment con Rai Cinema e Luce Cinecittà, in uscita in sala dopo il festival.
Styler spiega così l’origine di quel titolo: “Rivedevo le immagini girate e tornava sempre quel mio bussare, toc toc, alle imposte delle case dei bassi: ‘Posso entrare?’. Mai una persona mi ha chiuso la porta in faccia. Ode a Napoli è il mio ringraziamento a una città che non esclude”.
I protagonisti che la regista incontra sono il prete della rinascita sociale del Rione Sanità, don Antonio Loffredo, e l’attore-attivista Francesco Di Leva, che a lui si è ispirato per il personaggio che interpretata in Nostalgia, e poi Roberto Saviano, lo chef Alfonso Iaccarino, l’artista Jorit che ha trasformato Le Vele con i suoi murales, e il rapper Clementino. La prima immagine è un battesimo, una nuova vita, una Napoli di speranza, cultura e resilienza.
Ad aprire questo viaggio è una canzone rap di Clementino che parla del “privilegio di poter raccontare in rima l’intera storia di Napoli”. Trudie Styler, poi, ha spiegato l’origine del brano musicale: “Volevo un pezzo che fosse provocante, divertente ed entusiasmante. L’idea era, prima di cominciare il film, di partire dai Greci, dagli antichi Romani, dagli Spagnoli, ai Francesi. Sono andata a cena con Clementino per chiedergli di racchiudere la storia di Napoli in due minuti e lui ha detto subito di sì. Nel film, poi, l’80% per cento della musica è napoletana, grazie soprattutto a Walter Fasano che non è solo il montatore migliore del mondo, ma anche un grande intenditore di musica“
Anche Francesco Di Leva, che nel doc racconta le attività sociali del teatro NEST, scuola di recitazione da lui fondata nel quartiere San Giovanni a Teduccio, si dice felice “perché finalmente facciamo raccontare Napoli da chi viene da fuori. Noi napoletani quando lo facciamo siamo sempre molto retorici. Trudie (Styler ndr), invece, ha uno sguardo diverso: è riuscita a mettere enfasi sulle persone, sulle loro storie, su una città che vive sotto la minaccia di questo grande Vesuvio”.
Poi ripercorre il suo percorso da attivista: “Io da 45 anni resisto in un quartiere che è il mio, e voglio combattere, non andare via… Per questo sono molto contento che Trudie sia venuta spontaneamente a San Giovanni a Teuduccio a conoscere il teatro Nest. Una realtà di formazione che nasce da un’occupazione di un sito abbandonato tredici anni fa, ed oggi è un fiore all’occhiello per lo studio del teatro non solo a Napoli ma in Italia”.
L’interprete partenopeo, inoltre, in Nostalgia ha incarnato Don Antonio Loffredo, ex parroco della Basilica di Santa Maria della Sanità di cui il doc racconta a lungo l’impegno per il quartiere: “Ho seguito le attività per tre mesi prima del film di Martone. – ricorda l’attore – Stando accanto a lui ho capito che stava costruendo l’esercito del bene. E io voglio farne parte: lui è il generale, io sono un soldato semplice, ma è una persona eccezionale che dà tanto lavoro”.
Infine Paolo Del Brocco, ad Rai Cinema, ha preso parola per manifestare l’onore di aver “partecipato ad un lavoro su Napoli che mostra la purezza e la meraviglia di uno sguardo non italiano sulla vitalità dei napoletani. Come Rai Cinema non potevano non essere partecipi ed entusiasti nell’accostare il nome di Trudie Styler a questa magnifica città. Siamo felici e soddisfatti del lavoro, auspicando che possa avere una visibilità non solo italiana, ma internazionale”.