Torna in carcere Luigi Minelli, consuocero del ras di Ponticelli Ciro Naturale, nonché gestore di una delle piazze di droga più gettonate del quartiere, quella radicata nel cosiddetto “grattacielo” di via Franciosa, ormai ex fortino dei Casella.
Un aggravamento della misura casa e lavoro lo ha portato a finire nuovamente in carcere, dopo un periodo piuttosto intenso trascorso a Ponticelli.
A settembre dello scorso anno fu “voce narrante” di alcune delle fasi salienti della faida in corso tra i De Micco e i De Luca Bossa, galvanizzati dalla scarcerazione di Christian Marfella. Ignaro di essere intercettato, nel corso di svariate conversazioni telefoniche con amici e parenti, Minelli raccontava il clima di tensione che si respirava in famiglia, soprattutto in seguito all’esplosione dell’ordigno che aveva distrutto l’auto della moglie di Naturale, parcheggiata sotto casa. Un agguato eclatante, seguito dall’esplosione di altri due ordigni a distanza ravvicinata e che confermò in maniera inequivocabile la volontà della cosca rivale di colpire Naturale che in quel momento ricopriva il ruolo di reggente del clan De Micco. Un’investitura che lo aveva raggiunto in seguito all’arresto del boss Marco De Micco, avvenuto ad aprile del 2022.
Nel corso di una conversazione telefonica avvenuta nel mese di settembre del 2022, Minelli riferisce al cognato di aver incrociato, mentre era in scooter, Christian Marfella e Lorenzo Valenzano, nei pressi dell’abitazione di Ciro Naturale, i quali, dopo averlo visto arrestavano la marcia della motocicletta. Per intimorire Marfella aveva portato la mano in corrispondenza del marsupio per dargli l’impressione di voler impugnare un’arma. Minelli chiarisce al suo interlocutore che quella poteva essere l’occasione propizia per liberarsi dei due rivali ,esternando vivo rammarico per il fatto che non avesse una pistola con sé in quel frangente. “Quello se l’è cavata che non avevo niente…davvero se la cavò”. Il cognato lo invitò ad adottare un atteggiamento prudente, evitando di recarsi nella zona del Lotto O, fortino del clan De Luca Bossa e inoltre gli chiede conferma dell’imminente scarcerazione del boss Marco De Micco e degli altri affiliati arrestati per l’omicidio di Carmine D’Onofrio. In quel momento storico, circolava con grande insistenza nel quartiere un rumors che annunciava la scarcerazione del boss e degli altri affiliati che doveva avvenire entro la metà del mese di settembre dello scorso anno. A conferire credibilità alla notizia concorsero i lavori di ristrutturazione dell’abitazione in dotazione del boss nel Lotto 10 nella quale intendeva trasferirsi non appena scarcerato. I dialoghi tra Minelli e i suoi interlocutori confermano le forti aspettative che quella notizia, rivelatasi poi una bufala, aveva sortito negli ambienti camorristici del quartiere.
Il “toto-scarcerazioni” teneva banco in quel momento storico più che mai, non solo perchè Minelli temeva, in particolare, la scarcerazione di Ferdinando Viscovo detto miobabbo che viene indicato dagli abitanti di via Franciosa come il possibile capo della piazza gestita da lui gestita per conto dei De Micco, ma è soprattutto il ritorno in libertà delle figure apicali del clan rivale a creare maggiori problemi al consuocero di Naturale. In seguito al ritorno a Ponticelli di Domenico Amitrano, in particolare, le frizioni tra Minelli e i De Luca Bossa si inasprirono, tant’è vero che il cognato gli suggerì di allontanarsi da Napoli per qualche tempo, temendo seriamente per la sua incolumità.
Le continue perquisizioni delle forze dell’ordine, le “stese” che in quel periodo erano all’ordine del giorno allarmavano lo allarmavano particolarmente. Uno scenario tutt’altro che dissimile da quello che Minelli ha fronteggiato anche di recente.
All’indomani dell’agguato che ha ridotto in fin di vita Naturale, nel mirino dei sicari finì anche la piazza di droga radicata nel “grattacielo” di via Franciosa. Una raffica di spari, la sera successiva al tentato omicidio del consuocero, costrinsero Minelli a stoppare il business per qualche tempo. In tante circostanze, di recente, ha esternato un atteggiamento che ben lasciava intendere che il suo destino fosse legato a filo doppio a quello di Naturale, in particolare in seguito all’arresto di quest’ultimo, finito in carcere insieme al figlio e al cognato.
Minelli si destreggiava tra le crepe del grattacielo come una persona che tutto ad un tratto si ritrova con le spalle scoperte. Timoroso, prudente, defilato. Un atteggiamento ben lontano dalla spavalda prepotenza ostentata nei momenti in cui gli affari andavano a gonfie vele.
Un arresto che probabilmente gli ha salvato la vita. Forte era il sentore tra i residenti in zona che dietro quel timore palpabile si potesse celare la consapevolezza di essere un bersaglio appetibile per i sicari del clan rivale.