Un incubo senza fine quello con il quale si vedono costretti a convivere gli abitanti del Parco Conocal di Ponticelli, storica roccaforte dei D’Amico che negli ultimi tempi avrebbero ripreso a minacciare e taglieggiare i residenti in zona. Dopo un periodo di smarrimento relativamente breve, scaturito dall’omicidio di Vincenzo Costanzo, il 26enne nipote acquisito del boss Antonio D’Amico, ucciso in un agguato di camorra lo scorso 5 maggio, durante i festeggiamenti per il terzo tricolore conquistato dal Napoli. Malgrado la giovane età, Costanzo era saldamente a capo del clan del Conocal da diversi anni e proprio sotto le sue direttive le attività illecite si sono concentrate soprattutto sul rione e sulle famiglie che vi abitano, seppure estranee alle dinamiche camorristiche.
Uomini, donne, anziani, genitori di figli spesso minacciati per imporre agli adulti di cedere al ricatto estorsivo. Una politica che ha decretato una brusca inversione di rotta rispetto agli anni in cui a dominare la scena camorristica erano i “D’Amico puri”, i boss nelle cui vene scorreva lo stesso sangue del fondatore del clan, Antonio D’Amico. Prima suo fratello Giuseppe, poi sua sorella Annunziata hanno garantito una certa continuità al modello di business improntato da “Tonino fraulella” sulla scia della politica che ha garantito lunga vita al clan Sarno e che prevedeva l’immunità sia per i commercianti che per gli abitanti del rione con il chiaro intento di poter beneficiare non solo della loro omertà, ma anche di una certa disponibilità, qualora le circostanze lo avessero richiesto.
Uno scenario distante anni luce da quello introdotto da Costanzo e rilanciato dai familiari subentrati nel controllo degli affari illeciti nel Conocal.
Estorsioni praticate ai percettori del reddito di cittadinanza e a coloro che richiedono un prestito o un finanziamento in banca, ma anche per parcheggiare serenamente l’auto e lo scooter sotto casa, per tinteggiare le pareti di casa o effettuare piccoli lavori di ristrutturazione o manutenzione. Uno scenario ancora più allarmante quello che emerge dalle recenti testimonianze dei residenti in zona e che conferma la volontà di puntare principalmente su uno dei business d’oro del clan: la compravendita degli alloggi popolari.
Diversi abitanti del Conocal avrebbero già ricevuto l’inquietante ultimatum: “o paghi o ti sbattiamo fuori di casa”. Una richiesta estorsiva che oscillerebbe tra i 10mila e i 20 mila euro, quella imposta agli abitanti del rione per continuare a vivere nelle loro case ed evitarne l’occupazione coatta da parte del clan. Alcuni di loro avrebbero già ceduto al ricatto, versando nelle casse del clan diverse migliaia di euro. Una minaccia concreta: gli abitanti del Conocal sanno che la camorra ha tutto l’interesse a sgomberare degli alloggi da rivendere ad altre famiglie per rifocillare le casse dell’organizzazione con un’operazione semplice e che non richiede particolari sforzi. Pertanto vivono nella consapevolezza che l’unica soluzione possibile per sventare il pericolo di vedersi sbattere fuori dalle loro case è quella di assecondare la richiesta estorsiva, impegnandosi a consegnare al clan il denaro richiesto. Troppo spaventati per rivolgersi alle forze dell’ordine in quanto temono il peggio, qualora i membri del clan dovessero scoprire di essere stati denunciati.
Impossibilitati ad estendere il raggio d’affari oltre le mura del Conocal perché incapaci di sfidare la forza egemone dei De Micco, i reduci dei D’Amico seguitano a manifestare la volontà di spremere come limoni gli abitanti del rione adibito a quartier generale del clan.