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Procreazione assistita, da gennaio 2024 possibile in ogni regione con il ticket

Redazione Napolitan di Redazione Napolitan
16 Settembre, 2023
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Procreazione assistita, da gennaio 2024 possibile in ogni regione con il ticket
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A partire da gennaio 2024 ogni donna in qualunque Regione risieda potrà ricorrere alla procreazione medicalmente assistita dietro il pagamento di un ticket. È l’effetto dell’approvazione qualche mese fa del ’Decreto Tariffe’ Lea (Livelli essenziali di assistenza) che rende di fatto operativi i livelli essenziali di assistenza rinnovati nel 2017, nei quali la Pma era entrata. Lo ha sottolineato il 14 settembre il ministro della Salute Orazio Schillaci, intervenendo al convegno ’Natalità: work in progress’ promosso dalla Società italiana di ginecologia e ostetricia (Sigo) definendo questa «la strada giusta per sostenere le donne che dinanzi a difficoltà nel concepire scelgono la Pma».

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«Gli ultimi dati disponibili – ha sottolineato il ministro – indicano che nel 2021, dopo la battuta d’arresto registrata durante la pandemia, si è osservata una ripresa dell’applicazione di tutte le tecniche di Pma. In particolare, i cicli di Pma nell’anno 2021 hanno registrato un aumento del 36 % rispetto al 2020, le gravidanze del 50% e i bambini nati vivi del 49%».

Mentre la fecondazione nel pubblico è ostacolata da lunghe liste d’attesa, moltissime coppie si rivolgono al privato spendendo ad oggi, spiega la Sigo, dai 3.500 a 6-7.000 euro per una fecondazione omologa e dai 5.000 ai 9.000 euro per una eterologa (ad influenzare il prezzo, in questo caso, la provenienza degli ovociti, che sono quasi sempre importati). Cifre che evidenziano quanto sia stato determinante l’approvazione del decreto tariffe. Da gennaio, fa sapere il ministero della Salute, le donne non pagheranno nulla per l’omologa. Per l’eterologa, invece, il costo del ticket sarà deciso dalle singole regioni e potrà essere indicativamente intorno ai 1.500 euro (anche in questo caso il prezzo dipende dall’importazione di gameti).

«Dopo sei anni di attesa – ha detto il ministro – abbiamo messo fine ad un’iniquità che non era più tollerabile». Per Schillaci il supporto alla natalità ha bisogno anche del contributo del personale sanitario, in particolare di ginecologi, ostetriche e ma anche di medici di medicina generale e di tutte le figure che, grazie al rapporto di fiducia con le proprie assistite, possono promuovere conoscenza e consapevolezza. «Allo stesso tempo – ha aggiunto il ministro – è necessario un ulteriore impegno affinché sia garantita a tutte le coppie la possibilità di accedere a strutture e servizi preposti alla tutela della salute riproduttiva.

«Ciò significa- ha aggiunto il ministro – anche garantire una diffusa presenza di strutture consultoriali che nella sanità del Terzo millennio devono essere messe in rete con i Medici di Medicina Generale, le Asl e le strutture ospedaliere». I consultori, che fin dalla loro istituzione hanno assicurato una preziosa presa in carico prima, durante e dopo la gravidanza – ha detto ancora il ministro – «rappresentano un presidio indispensabile di salute e un tassello fondamentale nella strategia di sostegno alla natalità». Infine, ha concluso Schillaci, «l’impegno è rendere sempre più sicuro il percorso nascita sia nell’accoglimento che nel controllo delle donne in gravidanza offrendo tutte le indagini necessarie a un adeguato screening prenatale; rendendo sempre più sicuri i punti nascita e offrendo parto-analgesia». Misure contro quello che Schillaci chiama “inverno demografico” con il culmine, in base agli ultimi dati Istat, nel 2022, quando per la prima volta dall’unità d’Italia i nati sono stati meno di 400mila.

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