Tradito dalla statura e dalle confessioni rese ad amici e parenti, ignaro di essere intercettato: questi gli elementi principali che hanno consentito di identificare il 17enne autore della tentata rapina che lo scorso marzo ha ridotto in fin di vita un ingegnere di 32anni, ridotto in fin di vita da due colpi di pistola indirizzati agli arti inferiori. Trasportato in codice rosso all’ospedale del mare di Ponticelli, il 32enne fu sottoposto a un lungo e delicato intervento, praticato d’urgenza per salvargli la vita ed evitare l’amputazione della gamba.
Quando l’ambulanza è giunta presso il distributore di carburante in via Reggia di Portici a San Giovanni a Teduccio, teatro della tentata rapina sfociata nel sangue, i medici avevano provveduto a tamponare l’emorragia, constatando la presenza di un foro di ingresso e di uscita di un proiettile nella parte sottostante il ginocchio destro e un foro d’ingresso sotto il gluteo sinistro.
Il paziente giunse al Pronto soccorso del nosocomio di Ponticelli in shock emorragico da ferita da arma da fuoco. A destare particolare allarmismo la ferita alla gamba destra che aveva creato complicazioni vascolari per cui era stato eseguito un bypass sulla vena safena nel corso di un intervento durato più di cinque ore e praticato da due chirurghi. Successivamente, il 32enne fu trasferito nel reparto di terapia intensiva. Un intervento provvidenziale sia per salvare la vita al paziente che rischiava di morire per una possibile emorragia, sia per evitare l’amputazione della gamba.
“Da un punto di vista giuridico appare dunque evidente che si sia in presenza di un tentativo di omicidio e non di lesioni aggravate dall’uso di una pistola”, si legge nell’ordinanza che ha fatto scattare le manette per il 17enne di Ponticelli che, in sostanza, avrebbe sparato con l’intenzione di uccidere.
Dalle intercettazioni che hanno concorso a incastrare il minore, non trapela alcuna forma di rammarico per aver ridotto in fin di vita un uomo, solo perché si era rifiutato di consegnargli lo scooter.
Particolarmente inquietante quanto affermato dal 17enne, nel corso di un dialogo con un coetaneo: il 32enne che ha rischiato di morire dissanguato o di perdere l’uso di una gamba per le ferite da arma da fuoco che gli ha provocato viene definito “uno scemo”. Il 17enne, in sostanza, attribuisce la colpa di quanto accaduto alla vittima, in quanto gli sarebbe bastato consegnare lo scooter per non mettere a repentaglio la sua vita.
Nelle conversazioni intercettate, l’unica forma di rammarico esternata dal giovane tratto in arresto poche ore fa è riconducibile alla disattenzione che a suo avviso si sarebbe rivelata determinante per inchiodarlo alle sue responsabilità: non aver verificato che il distributore di carburanti fosse provvisto di un sistema di videosorveglianza, fornendo così un assist prezioso agli inquirenti, complice la bassa statura che lo rende facilmente riconoscibile.
Un dettaglio confermato dalla vittima che ha fornito un dettagliato identikit del rapinatore che gli ha sparato: statura bassa, corporatura esile, occhi scuri, carnagione olivastra, di giovanissima età e si esprimeva in dialetto napoletano con un tono di voce adolescenziale.
Un giovane ingegnere che ha difeso, rischiando la vita, il diritto di opporsi alle logiche camorristiche. Un atto di ribellione documentato da quelle immagini che hanno suscitato forte indignazione e che ben raccontano la realtà che si respira tra le strade in balia delle logiche malavitose.
“Uno scemo”, secondo il minorenne che gli ha sparato.
Un eroe silenzioso per la gente comune, stanca di piangere morti innocenti.