Annunziata D’Amico avrebbe compiuto 48 anni, se non fosse morta nell’agguato voluto dai rivali del clan De Micco, il 10 ottobre del 2015. Giustiziata nei pressi della sua abitazione, in via al chiaro di luna, nel parco Conocal di Ponticelli, storica roccaforte del clan fondato dai fratelli Antonio e Giuseppe, con il supporto del fratellastro Giacomo che a sua volta ha fondato un’organizzazione camorristica attiva nella zona della Pignasecca, nel cuore del centro storico di Napoli.
Un clan ereditato dalla “passillona”, questo il soprannome della donna-boss uccisa a 40 anni, in seguito all’arresto dei fratelli. Un evento che cambiò il volto della cosca, dando il via a un modello camorristico prettamente al femminile, grazie al supporto delle sorelle e delle cognate, ma anche di decine di donne, tra le quali anche giovanissime ragazze-madri. Donne, madri, ragazze dedite allo spaccio di stupefacenti e capaci di impartire strategie, ordini e direttive ai giovanissimi affiliati per contrastare l’ascesa dei De Micco.
Annunziata D’Amico, irriverente, austera, autoritaria, era fermamente convinta di riuscire a impedire che i De Micco, gli odiati “Bodo” con i quali erano entrati in guerra per il controllo del territorio, potessero insediarsi nel suo rione, il Conocal, dove in quegli anni gestiva e controllava dozzine di piazze di droga che a fronte di una merce qualitativamente scadente, riuscivano comunque a garantire guadagni esorbitanti all’organizzazione. Il diniego di corrispondere una tangente sui proventi delle piazze di spaccio è il motivo per il quale i killer del clan De Micco sono entrati in azione quel sabato mattina per uccidere la “passillona”, donna-boss, madre di cinque figli.
Il suo status di “mamma-camorra” ha giocato un ruolo cruciale nella consacrazione dell’immagine della prima donna-boss della storia camorristica di Ponticelli uccisa in un agguato, soprattutto agli occhi dei giovani del rione, amici e coetanei dei suoi figli che sono riusciti facilmente ad immedesimarsi in quel tragico lutto. Venerata e commemorata tuttora al pari di una vittima innocente, malgrado il suo omicidio sia scaturito dall’atto di ribellione inscenato per preservare gli interessi del clan di famiglia.
In queste ore, in particolare, immagini, frasi e pensieri indirizzati alla “passillona” si sono susseguiti sui profili social di amici e parenti, in occasione del suo compleanno. L’ottavo celebrato virtualmente, senza torta nè candeline.
I figli della “passillona”, tutti minorenni quando la madre fu uccisa, tranne il primogenito, dal quale si recò quella mattina per sostenere un colloquio nel carcere di Santa Maria Capua Vetere dove era detenuto, danno l’impressione di essere cresciuti rapidamente dopo quel lutto che ha condizionato il corso delle loro vite e che soprattutto sui social li vede invocare e annunciare la vendetta. Come se il giorno in cui potranno impugnare la pistola per pareggiare i conti con gli assassini della madre sia la ragione prioritaria che motiva le loro vite.
“Vendicherò i giorni tristi”: la frase eloquente che accompagna il video-tributo pubblicato da uno dei figli di Annunziata D’Amico nel giorno in cui avrebbe festeggiato il compleanno. A seguire tre emoticon che diramano un messaggio altrettanto chiaro: una regina, una fragola, un angelo. “La regina del clan dei “fraulella” è un angelo”.