L’edizione odierna de Il Messaggero descrive il clima che regna attualmente nel Parco Verde di Caivano, dove per mesi due cuginette di 10 e 12 anni sono state violentate da un gruppo prettamente costituito da minorenni, tra cui alcuni figli dei boss delle piazze di spaccio locali. C’è il coprifuoco, dilaga l’omertà, i componenti del branco accusato di aver ripetutamente violentato le due bambine, tutti indagati a piede libero, in queste ore sono chiusi in casa.
La gente del Parco non parla ai cronisti de Il Messaggero. Chiara l’imposizione di garantire omertà guardandosi bene dal rilasciare dichiarazioni ai tanti giornalisti giunti da tutta Italia nel rione di edilizia popolare alle porte dell’area nord di Napoli, in passato già finito sotto i riflettori mediatici per analoghe violenze subite da bambini. Dal racconto dei cronisti emerge la paura di una possibile vendetta o ritorsione da parte dalla camorra. I due potenti capi spaccio, padri dei ragazzini accusati di aver violentato le due cuginette, hanno al loro servizio decine e decine di affiliati pronti a tutto. Per questo le famiglie delle vittime vivono nel terrore, temendo per la loro incolumità.
Preoccupata la madre di una delle vittime: “Ora temo ritorsioni perché li abbiamo denunciati” e così si pensa a una raccolta fondi per aiutarla ad andare via da Napoli. Proprio per sventare il pericolo di possibili ritorsioni e vendette, le due vittima sono state allontanate da Caivano e affidate a una struttura protetta immediatamente dopo la denuncia, nata dopo che il fratello 17enne di una delle vittime ha ricevuto un messaggio in cui veniva invitato a fare attenzione alla sorella. “Ho paura per me, per mia figlia e per gli altri miei tre ragazzi – dichiara la madre di una delle bambine nel corso di un’intervista rilasciata a Il Messaggero – temo la vendetta dei boss che a causa della denuncia hanno dovuto fermare la piazza dello spaccio. Io rivoglio solo mia figlia: non ho mai smesso di occuparmi di lei“.
La donna ha dichiarato di avere due desideri in questo momento: «Che mia figlia torni da me, perché non sopporto la sua mancanza. E poi chiedo giustizia: chi ha fatto tutto questo male paghi le sue colpe e non resti impunito». La relazione degli assistenti sociali consegnata alla procura di Napoli che determinato l’allontanamento delle due bambine ha mosso dure accuse contro le famiglie e i genitori: «Noi, io e mio marito con i miei altri due figli non abbiamo colpe. In questo degrado umano e sociale abbiamo sempre fatto il possibile per il bene di mia figlia, queste sono accuse che non meritiamo».
Di quel che è successo a sua figlia, la madre ancora non si capacita e non si dà pace: «Pur sapendo i rischi che si corrono vivendo qui, in questo ambiente, non avrei mai potuto immaginare che fosse potuto succedere questo, che si fosse arrivati a tanto, che qualcuno potesse riuscire ad aggredirla fin sotto casa». E ricorda come provava a vigilare sulla bambina: «Lei è la mia vita. Da parte mia non è mai mancata alcuna attenzione, ho sempre avuto lo scrupolo anche di controllare le sue amicizie, e persino il modo di vestirsi, quando usciva». Ormai però la donna è consapevole che per lei e la sua famiglia non è facile restare a Caivano: «Io devo andare via: per il bene e il futuro di mia figlia e per la nostra famiglia. E lo farò. Ma per evitare che si ripetano tali orrori tutti dovrebbero andare via di qui».
Non appena il fratello della bambina ha scoperto degli abusi subiti dalla sorella, la mamma racconta che la figlia «piangendo ci ha raccontato tutto quello che abbiamo denunciato per chiedere aiuto e giustizia». E ribadisce che la prima cosa fatta è stata rivolgersi ai carabinieri: «Non appena ho realizzato quello che era successo con mio marito, ci siamo rivolti alla legge. Abbiamo sempre avuto fiducia nelle istituzioni, che però al Parco Verde come politica sono sempre stati assenti». A chi ha abusato di sua figlia, la donna vorrebbe «guardarli dritti negli occhi per vedere se hanno il coraggio di affrontare me; vorrei dire loro: “Guardatevi allo specchio e accorgetevi di quanto fate schifo e quanto siete vigliacchi”. Adesso però mi auguro solo una cosa: che vengano fermati e che siano puniti come meritano, perché fino a quando resteranno in giro impuniti, continueranno a essere una minaccia e potranno far male ad altri bambini».
Martedì 29 agosto, alle 18 si svolgerà una manifestazione organizzata dai comitati cittadini per manifestare sostegno e solidarietà alle vittime degli abusi avvenuti nel Parco verde di Caivano. Il corteo partirà dalla chiesa San Paolo Apostolo e raggiungerà l’impianto sportivo in disuso, il luogo in cui si sarebbero consumate le violenze.