Un pericoloso intreccio tra devianza minorile, degrado e criminalità organizzata funge da sfondo dell’ennesima storia che narra il calvario di due bambine, costrette a subire per mesi violenze sessuali di gruppo nel parco Verde di Caivano.
Almeno 15 ragazzi sono stati identificati e sospettati di aver partecipato alle violenze subite dalle due cuginette di 10 e 12 anni, tra loro i figli di due figure di spicco della camorra locale, a capo del business della droga nella zona del Parco Verde e del vicino “Bronx”, i due plessi di edilizia popolare che allo stato attuale ospitano la piazza di spaccio più grande d’Europa. I due rampolli della malavita locale avrebbero giocato un ruolo cruciale nella vicenda degli abusi subiti dalle due minorenni, soprattutto per quanto concerne il muro di solida omertà che ne ha coperto le malefatte per circa un anno. Nel Parco Verde tutti erano a conoscenza delle violenze che le due ragazzine erano costrette a subire, ma nessuno si è fatto adoperato per mettere fine a quell’incubo. Forte, fortissima la paura di ritorsioni. Una paura che tuttora troneggia tra i palazzi fatiscenti del rione di edilizia popolare tornato nuovamente alla ribalta per le brutali violenze subite da piccole vittime abbandonate al loro destino.
Un ruolo cruciale nella brutale vicenda è per l’appunto ricoperto anche dal contesto e dallo stile di vita condotto dalle due vittime, costrette a subire e a tacere. Minacciate e picchiate affinchè si facessero violentare in silenzio, insinuando in loro la paura di finire male, qualora avessero raccontato a qualcuno l’orrore che erano costrette a subire. Meglio tacere, se non volevano che la vicenda diventasse di dominio pubblico e venissero apostrofate come “le prostitute del Parco Verde”. Entrambe le bambine provengono da “famiglie difficili”, così come comprova la relazione dei servizi sociali dalle quali trapela l’incuria dei genitori, sottolineata anche dal fatto che le due cuginette frequentavano sporadicamente i banchi di scuola.
La più piccola, una bambina di 10 anni, era costretta da più di un anno ad avere rapporti sessuali completi con un “fidanzatino”, uno dei figli dei gestori delle piazze di spaccio della zona. Dallo scorso gennaio anche la cugina 12enne è stata coinvolta nella vicenda ed entrambe sono state gettate in pasto al branco che diversi mesi ha abusato di loro. Difficile quantificare gli episodi di violenza che le due cuginette sono state costrette a subire. Agganciate non appena uscivano di casa da un gruppo di coetanei che con il passare del tempo è diventato sempre più numeroso e costrette a seguire il branco nel luogo prescelto per consumare le violenze, in più circostanze avvenute nell’ex complesso sportivo “Delphinia”, una struttura fatiscente adibita a discarica a cielo aperto, molto spesso utilizzata dai tossici che si recano sul posto per acquistare stupefacenti per consumare la dose in un luogo riservato, così come suggerisce la vistosa presenza di siringhe.
Non bastava violentare le ragazzine, il branco doveva vantarsi di quelle gesta e per questo i rapporti sessuali venivano filmati con i telefoni cellulari e poi fatti girare sulle chat. Motivo per il quale le indagini dei carabinieri, coordinate dalla procura minorile, vertono soprattutto in questa direzione per acquisire quei filmati e incastrare gli autori degli stupri.