Continuano ad emergere dettagli raccapriccianti che concorrono a far luce sull’incubo vissuto da due cuginette di 10 e 12 anni nel Parco Verde di Caivano. Le due bambine non avrebbero subito un unico stupro di gruppo da parte di 5 o 6 coetanei, bensì sarebbero state vittime di reiterate violenze che si sono protratte per diverso tempo e il numero degli indagati sarebbe molto più elevato. Almeno 15 i soggetti coinvolti nell’inchiesta volta a far luce sull’ennesima raccapricciante vicenda che riaccende i riflettori sul Parco Verde di Caivano, la piazza di spaccio più grande d’Europa, ma troppo spesso anche teatro di episodi di violenza sui minori.
Il Tribunale dei minori dopo l’udienza che ha convalidato l’allontanamento delle bambine, condotte in una struttura protetta non appena ha preso il via l’indagine, ha predisposto dei percorsi di sostegno con l’ausilio di psicologi. Un provvedimento necessario, considerando che le vittime erano alla mercè di un gran numero di loro coetanei, tra i quali gli investigatori hanno individuato anche i figli di due noti camorristi che gestiscono alcune piazze di spaccio nel rione. Tra gli indagati anche un sedicenne che si definiva “fidanzato” della vittima più piccola.
Il primo ad aver abusato di una delle due bambine sarebbe stato un 19enne, l’unico maggiorenne coinvolto nella vicenda che stando al racconto delle due vittime, avrebbe abusato di una di loro per primo fungendo così da esempio per gli altri.
Circuite, picchiate, minacciate, le bimbe erano condotte in luoghi appartati e abusate ripetutamente. Brutalità sistematiche in un contesto di tale degrado che molti degli adolescenti coinvolti avrebbero vissuto l’esperienza come una sorta di gioco trasgressivo, una buona occasione per esibirsi sui social. Già perchè il dettaglio che concorre ad imbruttire ulteriormente lo scenario va ricercato nella presenza in rete di filmati che ritraggono le violenze.
Per questo motivo la principale pista seguita già da un po’ – le ultime aggressioni risalgono alla seconda metà di luglio – è quella dei telefoni e dei computer sequestrati. In particolare, si va alla ricerca di conferme visive delle violenze nel centro sportivo mai entrato in funzione e oggi ridotto a rudere fatiscente, si pensa che abbiano usato un vecchio materasso piazzato in un angolo, di fianco alla stanza dove un mese fa è stato trovato il corpo di un giovane morto di overdose.
Proprio un video intercettato dal fratello di una delle due bambine aveva fatto scoprire l’orrore che si consumava silenziosamente da mesi e ha poi spinto i genitori a denunciare. Decisione parsa in un certo senso tardiva anche ai magistrati della Procura dei minori, che in una nota hanno voluto segnalare la «grave incuria dei genitori che, con ogni evidenza, hanno omesso di esercitare il necessario controllo».