Torna in carcere Emmanuel Aprea, figlio minore del boss Gennaro Aprea detto ‘o nonno. La detenzione domiciliare del rampollo del clan Aprea è durata all’incirca tre mesi: scarcerato lo scorso maggio, il 18enne è stato condotto nuovamente in carcere per un aggravamento della misura, emesso dalla Corte di Appello di Napoli.
Arrestato lo scorso 22 febbraio mentre si trovava a Mergellina, insieme ad altri tre giovani, Antonio De Cristofaro, 23enne, Giuseppe Tulipano, 30enne e un incensurato di 20 anni. I quattro furono accusati di porto illegale di arma comune da sparo e ricettazione, fermati dai carabinieri mentre erano in auto e all’interno della vettura fu trovata una pistola, una Beretta calibro 7,65 con 6 proiettili nel serbatoio, risultata rubata a ottobre al comando di Polizia municipale di Frattaminore. All’interno dell’auto furono trovati anche 1.600 euro in contanti.
I militari stavano effettuando dei controlli in borghese a bordo di un’automobile, quando sarebbero stati avvicinati dall’auto con a bordo i quattro giovani. Uno di loro sarebbe sceso dal veicolo e si sarebbe avvicinato ai carabinieri, tratto in inganno dal fatto che le forze dell’ordine non indossassero la divisa e si sarebbe abbassato sino al finestrino e dopo averli scrutati, avrebbe fatto segno agli amici di andare via. I quattro probabilmente stavano dando la caccia a qualcuno e proprio quel comportamento ha insospettito i militari in borghese che hanno seguito l’auto per perquisirla ed arrestare i quattro, in seguito al ritrovamento dell’arma.
Ottenuti i domiciliari è ritornato a Barra, quartier generale del clan di famiglia, in seguito alla breve parentesi trascorsa nel rione Conocal di Ponticelli, quando gli Aprea approdarono nel fortino dei D’Amico in veste di alleati dei De Luca Bossa-Minichini-Rinaldi, entrando ben presto in conflitto con i “fraulella” per il controllo degli affari illeciti nel rione. Una migrazione inevitabile, alla luce della recente alleanza tra gli Aprea e i De Micco di Ponticelli, fazione storicamente ostile ai D’Amico e soprattutto ai De Luca Bossa e agli altri clan con i quali i barresi erano entrati in affari nel 2018, approfittando del momento di difficoltà attraversato proprio dai De Micco per effetto del blitz che nel novembre del 2017 decapitò la cosca, con l’intento di conquistare
Iperattivo e molto popolare sui social network, malgrado la detenzione domiciliare, Manuel Aprea era pressoché quotidianamente protagonista di diverse dirette su TikTok dove invitava gli utenti ad interagire con lui. Il suo account TikTok è seguito da più di 13mila utenti, i video pubblicati dal rampollo di casa Aprea hanno attirato l’attenzione di utenti residenti a migliaia di chilometri di distanza dal quartiere Barra. “Sei forte”, “ti aspetto più forte di prima” e tantissimi altri messaggi pregni di consenso ed esaltazione venivano quotidianamente indirizzati ad Aprea junior.
L’ultimo video, pubblicato lo scorso 16 agosto, sulle note di “Tu malavita io criminale” ha ottenuto più di 180mila visualizzazioni.
Molteplici i video pubblicati dal 18enne che ripropongono i volti simbolo del clan Aprea, in una sorta di passaggio del testimone virtuale che racconta la continuità garantita al clan grazie ai giovani eredi dei boss fondatori attualmente detenuti. Spariti, invece, i video che lo ritraevano insieme a Francesco Pio Valda, il 20enne fermato per l’omicidio del 18enne di Pianura, avvenuto nella notte tra domenica 19 e lunedì 20 marzo, nella zona degli chalet di Mergellina.
Una sequenza di frame che li ritraggono in discoteca, abbracciati, con le bottiglie di champagne in bella mostra. Il video pubblicato sul profilo del figlio minore di ‘o nonno e poi cancellato era accompagnato dalla frase “brindiamo all’ergastolo” e da un audio che scandiva le seguenti parole: “Non ti fidi di nessuno? Fidarsi è da fessi. Oggi è il tuo amichetto del cuore, domani ti accoltella alle spalle: la famiglia, su di noi puoi sempre contare.”