La ferocia che ha contraddistinto l’operato del nuovo cartello egemone a Ponticelli trapela in tutta la sua nitida crudeltà nelle circa 100 pagine che argomentano i nove arresti recenti.
Un sentore più che palpabile tra le strade del quartiere orientale della città di Napoli, non solo quando il clan ha impugnato le armi per uccidere o compiere “stese”. Il senso di prevaricazione che il cartello nascente era riuscito a disseminare a suon di gesta efferate rendeva più che credibili le minacce di morte indirizzate alle vittime taglieggiate per intimargli di cedere al ricatto estorsivo. E non solo. I membri del sodalizio hanno seguitato a minacciare un ristoratore che si era rifiutato di pagare e li aveva denunciati proprio per intimargli di tornare sui suoi passi e ritirare la denuncia.
Le manette sono scattate per Cristian Alberto, 25 anni, Giuseppe De Martino, 32 anni, Salvatore De Martino, 26 anni, Salvatore De Micco, 42 anni, Gianluca Di Paola, 34 anni, Mario Noto, 34 anni, Giovanni Prisco, 26 anni, Bartolo Zuccoia, 27 anni, Germano Iavarone, 21 anni, accusati di tentata estorsione, intralcio alla giustizia, detenzione e porto di arma comune da sparo, tutti con l’aggravante del metodo mafioso e di aver agito per agevolare l’attività e gli scopi di associazioni camorristiche. Nella fattispecie, i nove soggetti sono ritenuti contigui al cartello camorristico nato contestualmente al termine della strategia militare che tra febbraio e aprile ha fatto registrare una serie di morti eccellenti: “il ribelle” Federico Vanacore e Bruno Solla, uno dei pochi superstiti del clan De Luca Bossa. Su questa scia di sangue è nata la fusione tra i De Micco-De Martino di Ponticelli, i fedelissimi Mazzarella di San Giovanni a Teduccio e gli Aprea di Barra, un tempo alleati dei Minichini-De Luca Bossa-Rinaldi.
Nel contesto malavitoso gli scenari mutano rapidamente, al pari delle alleanze, soprattutto quando il vento soffia a favore di quello che un tempo era il nemico da osteggiare. Un’azione sinergica necessaria per affermare l’egemonia sul territorio e sulle attività commerciali, quella nata tra i barresi e i “ponticellari”, concetto rimarcato proprio dagli estorsori con una frase esplicita: “a Barra abbiamo fatto una sola cosa con Ponticelli”. Un’alleanza che ha cambiato radicalmente l’assetto camorristico nei due quartieri confinanti e che ha notevolmente rafforzato l’egemonia dei De Micco-De Martino a Ponticelli e degli Aprea a Barra.
Tetminata la stagione degli agguati, scandita da morti eccellenti volute per consolidare il controllo del territorio e consacrare il potere dei famigerati “Bodo-XX” a Ponticelli, ha preso il via la strategia del terrore che ha portato il cartello nascente a praticare estorsioni tanto ingenti quanto violente, così come trapela dal calvario subito dal ristoratore vollese che ha messo nero su bianco tutte le fasi che hanno scandito il suo incubo.
Un provvedimento necessario, quello che ha fatto scattare le manette per diverse figure di spicco dell’organizzazione, non solo per tutelare l’imprenditore finito nel mirino della cosca che aveva praticato una richiesta estorsiva di 10mila euro, ma anche per fermare l’escalation di violenza che si stava pericolosamente registrando tra le strade di Ponticelli nelle ultime settimane e dalla quale trapelava una politica del terrore perfettamente in linea con i principi ispiratori che hanno portato alla nascita del mostro a tre teste che troneggiava sulla periferia orientale di Napoli.