“Quando si tratta di cibo, a Napoli c’è molto più della pizza”, scrive il New York Times, tra gli indiscussi opinion leader mondiali. Il celeberrimo giornale aggiunge quindi che esiste “una sfilza di trattorie, osterie e ristoranti di prim’ordine, accanto a titani della pizza come Sorbillo e Da Michele, che attingono dai prodotti locali per proporre piatti tipici, dalla zuppa di cozze alla pasta fatta in casa, al limoncello”. Per i turisti USA pronti ad andare oltre la pizza, ecco dunque quali sono i 5 indirizzi – in altrettanti quartieri – suggeriti dal NYT per provare piatti napoletani tradizionali oppure innovativi:
Osteria della Mattonella
In via Nicotera, al Monte di Dio, il ristorante a conduzione familiare non è sfuggito al NYT che ne segnala, oleograficamente e folkloristicamente, la collocazione vicino ai Quartieri Spagnoli, “zona collinare dove il bucato sembra pendere da ogni balcone in ferro battuto arrugginito”. Del locale il giornale esalta l’atmosfera, con “arie d’opera e ballate sentimentali italiane che risuonano” e, ovviamente, i piatti: “melanzane fritte, zucchine fritte, polpette di riso fritte, miriadi di polpette e ziti sotto abbondanti mestoli di denso ragù napoletano di pomodoro e manzo” e le “altrettanto degne proposte di mare, tra cui tenere acciughe e baccalà inzuppati in una densa salsa di pomodori, capperi e olive”.
Tripperia O’ Russ
In via Sant’Eframo Vecchio, è da sempre meta di pellegrinaggio per i cultori di questo piatto, simbolo della capacità tutta napoletana di fare grande cucina anche con i prodotti di scarto. “Secoli fa, le donne delle classi inferiori di Napoli si riunivano fuori dalle residenze reali nella speranza di ottenere le interiora scartate degli animali macellati per i banchetti degli aristocratici”, racconta il NYT, aggiungendo la descrizione dei succulenti piatti in menù.
Locanda Gesù Vecchio
In via Giovanni Paladino, in pieno Centro Storico, vicino San Biagio dei Librai, “questo luogo accogliente e popolare, gestito da uno staff giovane e tatuato, serve una clientela di buongustai internazionali”. Notato dalle migliori guide, aggiungiamo noi, propone tra l’altro una grande genovese, cotta da manuale, e i fritti della vera tradizione. “Tra gli antipasti – scrive il NYT – la mozzarella in carrozza dimostra che questo classico formaggio napoletano può essere utilizzato in preparazioni che non richiedono il forno della pizza”.
Seafront Pasta Bar
In Piazza Municipio 1, con sala che si affaccia sul Maschio Angioino per foto assai instagrammabili, come dichiara il nome si rivolge agli amanti della pasta, che lo chef declina in infinite varianti (comprese dolci e morbide graffette, da leccarsi le dita). “Una sala da pranzo minimalista scandinavo-chic sopra la boutique del produttore di pasta Di Martino, che gestisce anche il ristorante” scrive il NYT.
Sustanza
Nella Galleria Principe di Napoli, di fronte al Museo Archeologico, aperto a maggio, al primo piano del cocktail bar Scotto Jonno, propone – scrive il NYT – “piatti intricati di ingredienti del Sud Italia e mediterranei, accompagnati da vini naturali. Il menu è firmato dallo chef Marco Ambrosino, originario della vicina isola di Procida e già noto al 28 Posti di Milano”.