Mentre Ciro Naturale, il 46enne ex ras dei De Micco, vittima di un agguato di camorra lo scorso sabato 8 luglio, lotta ancora tra la vita e la morte, gli affiliati al clan De Luca Bossa che un anno fa piazzarono una bomba sotto la Jeep di sua moglie, sono stati condannati in primo grado.
Una notte che difficilmente gli abitanti di Ponticelli potranno dimenticare, quella che andò in scena tra il 22 e il 23 luglio dello scorso anno. Una notte concitata, in cui si registrò l’esplosione di ben tre ordigni a distanza ravvicinata tra le strade del quartiere.
La prima esplosione, in via Virginia Woolf, nei pressi dell’abitazione di Naturale che in quel momento storico era il reggente del clan De Micco. L’ordigno distrusse l’auto della moglie del ras e provocò ingenti danni anche alle altre auto parcheggiate nelle adiacenze. Scene da far west con le fiamme che richiamarono l’attenzione di tantissimi cittadini che si riversarono in strada sconvolti e increduli.
Poco dopo, un altro ordigno esplose nei pressi dell’abitazione della sorellastra di Christian Marfella, dove il rampollo dei De Luca Bossa era detenuto ai domiciliari, intento a scontare il residuo della pena che lo aveva trattenuto in carcere per circa dieci anni. Proprio il ritorno a Ponticelli del figlio di Teresa De Luca Bossa e del boss di Pianura Giuseppe Marfella, galvanizzò la cosca del Lotto O che diede il via ad una serie di azioni eclatanti, finalizzate a contestare l’egemonia dei De Micco.
La famiglia Naturale sapeva che dietro quel raid c’era la regia di Marfella. Una certezza confermata da una serie di minacce che il ras aveva indirizzato alle figlie di Naturale. Motivo per il quale si presume che quella bomba indirizzata a Marfella, poco dopo il raid che aveva distrutto l’auto della moglie di Naturale, rappresentava la replica dei rivali all’attacco subito. Per questa ragione, quella stessa notte, una squadriglia riconducibile alla cosca del Lotto O entrò nuovamente in azione e lanciò una bomba dalla rampa del cavalcavia che sovrasta le cosiddette “case di Topolino”.
Una sequenza interamente ricostruita dagli investigatori, grazie anche al supporto delle intercettazioni che hanno consentito di integrare i dialoghi avvenuti in casa Naturale, ma anche quelli intercorsi tra Marfella e i suoi sodali durante quella notte segnata da un’altissima tensione.
I bombaroli del clan De Luca Bossa erano stati arrestati lo scorso gennaio, complice la scelta del rito abbreviato, a distanza di sei mesi hanno incassato le condanne in primo grado: nove anni per Christian Marfella, Luca Concilio, Lorenzo Valenzano e Alessandro Ferlotti, mentre Ciro Flauto ha incassato sei anni e sei mesi. Infine, Annamaria Amitrano, alias “bambola di pezza”, sorella del ras Domenico, è stata condannata a sei anni di reclusione.