Quella targata 2019 fu un’estate rovente, dentro e fuori dal carcere, sul fronte camorristico ponticellese. L’alleanza tra i vecchi clan di Napoli est iniziava a vacillare, complici i primi arresti eccellenti che avevano depauperato l’organizzazione delle pedine maggiormente capaci di preservare il controllo del territorio conquistato in seguito all’uscita di scena dei De Micco, decretata dal blitz che a novembre del 2017 portò all’arresto di elementi di spicco.
La tensione e il nervosismo che regnavano tra i membri dell’alleanza detenuti, costretti a subire le decisioni dei vertici della cosca ancora a piede libero, trapela in tutta la sua incontrollabile ferocia nel corso di un colloquio in carcere, risalente al 10 luglio 2019, tra Michele Minichini e Gabriella Onesto.
Tra le tante cose, Minichini ordina l’interruzione di ogni forma di rapporto con la famiglia D’Amico per alcune discussioni nate in carcere con Carmine Aloia detto Carmelotto, marito di Carmela D’Amico detta Melania, figlia del boss Antonio, fondatore del clan del Conocal di Ponticelli.
In particolare, Minichini riferisce che Aloia aveva affermato che i Minichini ormai erano in declino, invitandolo a cedere il passo ai D’Amico su Ponticelli.
“Ci ha abbuffato di parole tutti quanti, sono quattro scemi non sono più nessuno, mò che esco ci pigliamo Ponticelli… vi dobbiamo attaccare”.
Dalla conversazione trapela che Michele Minichini, insieme ad Alessio Bossis, aveva deciso di aggredire Aloia in carcere, ma anche di commissionare il pestaggio della moglie Carmela D’Amico, atto punitivo che avrebbe compiuto Bossis personalmente una volta scarcerato. Un pestaggio sul quale il 22enne ucciso lo scorso ottobre bramava di mettere la sua firma, non solo per dare ulteriore riprova di affidabilità e fedeltà ai vertici dell’alleanza che già guardavano con occhi compiaciuti al suo operato, ma anche per compiere un atto di rivalsa nei confronti di Antonietta D’Amico, sorella di Carmela, che lo aveva tradito mentre avevano una relazione sentimentale.
Aloia era stato ascoltato da Tommaso Schisa mentre auspicava una scissione dei D’Amico dal clan. Una sfrontatezza che si sommava al comportamento giudicato irriguardoso, tenuto dalla famiglia D’Amico nei riguardi di Alessio Bossis che era stato tradito da una delle figlie del boss Antonio che non aveva così riconosciuto il rispetto dovuto a una figura apicale dell’organizzazione.
Michele Minichini pronuncia frasi inequivocabili: “Non ti permettere di fartela con Melania che ti sconosco di venire qua… diglielo pure a Martina (Martina Minichini, sorella di Michele)… diglielo che c’è un bordello con Carmelotto… qua dentro che ci vogliono attaccare… è successo un macello… Tommaso si è dato a mazzate giù al tribunale… sentì tutto Tommaso: “Vi dobbiamo rompere il culo, mò che usciamo cominciamo con il rione De Gasperi…tutta Ponticelli, sono quattro scemi… devono avere abusi addosso”… disse Tommaso: ‘o scemo… tu sei il più grande scemo di Napoli… quella puttana di tua moglie…tua moglie non è figlia di “fraulella”(soprannome del boss Antonio D’Amico).
Tornando a sua sorella Martina, Michele Minichini aggiunge: “spiegaci il fatto di questa zozzosa di Melania… dille: ha detto tuo fratello appresso a queste zozzose non devi fartela….questa va a finire un’altra volta…già teniamo un blitz vecchio con questa gente sporca… ma pure per rispetto di Alessio, questo ragazzo che sta qua dentro per noi…questo ragazzo che ha litigato con questa gente…Ve la fate con questa gente? Un ragazzo che si fa in quattro per noi. Diglielo ha detto tuo fratello scordatelo…con queste puttane… è successo un macello se acchiappo a Carmelotto gli taglio la gola. Alessio ha detto che mò che esce acchiappa a Melania e l’abbuffa di mazzate…ha detto: poi ti faccio sapere se non l’abbuffo di mazzate.”