Iniziano a vacillare le accuse che dallo scorso febbraio costringono ai domiciliari Pasquale Nocerino detto Lino, padre di Antonio Nocerino detto “brodino”, stimato essere uno degli elementi di spicco del clan De Micco di Ponticelli. Il nome di Nocerino senior figura tra i 25 destinatari destinatari del provvedimento che ha raggiunto anche diverse figure apicali del clan D’Amico, costola dei Mazzarella, nell’ambito di un’indagine volta principalmente a sgominare l’attività spaccio di stupefacenti radicata in diverse zone di Napoli e provincia.
Pasquale Nocerino detto Lino è accusato, insieme a Mariano Monaco e a suo cugino e omonimo Pasquale Nocerino detto il professore, di essere i soggetti dediti all’acquisto, trasporto, detenzione, confezionamento e vendita di droga nel quartiere Ponticelli per conto di suo fratello Alessandro Nocerino, in affari con il clan Mazzarella, dai quali si riforniva di cocaina e hashish. Tuttavia, la posizione del padre del ras dei De Micco è stata messa in discussione dalla Corte di Cassazione, complice il meticoloso ricorso presentato dall’avvocato Sara Piccini che ha smontato con dovizia di particolari ogni accusa a carico del suo assistito. Un ricorso che verte sostanzialmente sull’assenza di prove in grado di identificare con certezza Pasquale Nocerino detto Lino, unitamente all’assenza di intercettazioni che lo riguardano direttamente, al pari dell’impossibilità di accertare il buon esito delle trattative relative alla compravendita di stupefacenti in cui viene menzionato.
Un vero e proprio supermercato della droga definito “dinamico”, quello gestito da Alessandro Nocerino a Ponticelli, perchè le vendite avvenivano tramite il metodo della “consegna a domicilio” o in altri luoghi concordati telefonicamente. Motivo per il quale i principali elementi di prova sono costituiti dalle intercettazioni telefoniche che hanno consentito agli inquirenti di decifrare il linguaggio in codice utilizzato tra spacciatori e clienti, ma anche di ricostruire il modus operandi dei soggetti coinvolti e l’intera filiera del business dello spaccio di stupefacenti.
Il Tribunale del Riesame di Napoli ha confermato l’ordinanza applicativa della custodia cautelare in carcere, ritenendo sussistenti i gravi indizi di colpevolezza in relazione a tutti i delitti contestati nell’imputazione provvisoria. Un’ordinanza carente, secondo la difesa, alla luce della non corretta identificazione di Pasquale Nocerino, anche in virtù del coinvolgimento del cugino suo omonimo, un fatto che può aver contribuito a confondere i due “Pasquale”. Le intercettazioni utilizzate per incastrare Nocerino senior provano che c’è stato un contatto telefonico tra gli interlocutori, ma non che la trattativa si sia concretizzata. In sostanza, la difesa fa leva sull’assenza di prove che confermino il buon esito delle trattative stesse e che pertanto non vi è certezza del fatto che la cessioni di stupefacenti contestate al padre di “brodino” siano effettivamente avvenute.
Il Riesame ha confermato le accuse per tutti gli imputati, mentre la Corte di Cassazione ha annullato il provvedimento con rinvio, quindi spetterà nuovamente al Riesame pronunciarsi circa la posizione di Nocerino senior che nel frattempo resta ai domiciliari.