Alessandro Impagnatiello “voleva liberarsi a tutti i costi”, secondo i pm, di Giulia Tramontano, la compagna incinta di 7 mesi, e lo ha fatto “accanendosi” anche sul corpo, tentando di bruciarlo due volte.
E si è presentato pure a casa dell’altra donna con la quale aveva una relazione che però non ha aperto la porta.
“Sono stato io, l’ho accoltellata due o tre volte”, ha confessato la scorsa notte il 30enne, professione barman in un albergo di lusso a Milano, già padre di un bimbo da un’altra relazione, e capace per mesi di mentire a Giulia, 29 anni, originaria di Sant’Antimo, in provincia di Napoli, con la quale conviveva nella loro casa di Senago, nel Milanese, ma anche all’altra donna, ex collega con cui si frequentava da poco più di un anno. E’ stato lui domenica, fingendosi preoccupato, a denunciare la scomparsa di Tramontano, con un lavoro nel settore immobiliare e i genitori che tuttora vivono nel Napoletano, arrivati subito quattro giorni fa a Senago per cercare la figlia, assieme a fratello e sorella.
L’ultima immagine di una telecamera di sorveglianza l’aveva ripresa sabato verso le 19 mentre rientrava a casa. Lui è “crollato”, davanti ai carabinieri, quando gli investigatori gli hanno contestato anche le tracce di sangue trovate sulle scale del condominio fuori dall’appartamento. Portato in caserma nella notte ha fatto ritrovare il corpo: l’aveva buttato in un’intercapedine, un buco dietro dei box in un’area non lontana dall’abitazione. Come ricostruito nelle indagini, anche grazie alla testimonianza dell’altra donna, una giovane inglese, verso le 17 di sabato lei e Giulia si erano incontrate per la prima volta in un bar ed è scattata, ha raccontato la 23enne, una forma di “solidarietà”, perché si sono confrontate sui “maltrattamenti”, “bugie” comprese, che l’uomo avrebbe messo in atto con entrambe. Tanto che la 23enne disse a Giulia: “Se hai problemi quando torni a casa, vieni a stare da me”. Lei tornò a Senago e venne uccisa. Stando alla confessione e non solo, il compagno l’ha colpita con un coltello da cucina, tra le 19 e le 20.30. Per due volte lui avrebbe tentato di bruciare il corpo.
Prima usando dell’alcol nella vasca da bagno, poi con della benzina dentro un box. Col cadavere di lei non ancora nascosto, però, sarebbe uscito e verso le 2 di notte si sarebbe presentato sotto casa dell’altra donna cercando di entrare, ma lei “spaventata” non ha aperto.
La 23enne quella sera mandò un messaggio a Giulia, si preoccupò perché lei non rispose e ad un certo punto sul suo telefono comparve un whatsapp “ti ho mentito, lasciami in pace” che arrivava dal telefono di Tramontano, ma che avrebbe scritto il 30enne, perché lei era già morta. Lui che aveva pure mandato un messaggio sempre da quel telefono a un’amica di Giulia.
Un femminicidio aggravato dalla premeditazione: cinque minuti prima che Tramontano entrasse in casa, lui aveva cercato su Internet “come disfarsi di un cadavere in una vasca da bagno” e “come ripulire macchie di bruciato”.
“Grazie di averci dato la speranza di trovarla. Grazie di averci creduto ed aiutato. Grazie dal profondo del cuore di una famiglia distrutta”, ha scritto la sorella sui social, dopo i numerosi appelli. (ANSA)