La gip di Roma Monica Ciancio si è riservata di decidere sull’archiviazione chiesta dalla procura per l’inchiesta relativa alla morte di Mario Paciolla, il trentatreenne cooperante napoletano trovato morto impiccato nella sua abitazione a San Vicente del Caguàn, in Colombia, nel luglio del 2020.
Paciolla era in Colombia in qualità di volontario nell’ambito della Missione di verifica delle Nazioni Unite, impegnato come osservatore dell’Onu per il rispetto degli Accordi di pace a San Vicente del Caguan.
I magistrati di piazzale Clodio avevano aperto un fascicolo sulla morte per omicidio contro ignoti ma gli accertamenti condotti in questi anni non hanno portato ad elementi concreti in questa direzione. Per questo i pm hanno chiesto l’archiviazione e l’ipotesi più accreditata per gli inquirenti resta dunque quella del gesto volontario.
«Siamo soddisfatti di aver potuto elencare in un’aula di giustizia tutti gli elementi anche scientifici a riprova del fatto che secondo noi Mario è stato ucciso e che si tratta di un omicidio camuffato da suicidio», hanno detto i genitori del 33enne, Giuseppe Paciolla e Anna Motta, assistiti dall’avvocata Alessandra Ballerini, che hanno partecipato al presidio organizzato, martedì 16 maggio 2023, in concomitanza con l’udienza davanti al gip.
«Si tratta – hanno spiegato – di tracce sulla scena del crimine, elementi che riguardano il contesto lavorativo di Mario e messaggi dai quali emerge che Mario aveva paura, aveva paura per la sua vita e voleva tornare in Italia dalla sua famiglia al sicuro. Mario immaginava il suo futuro, non c’erano segnali che facessero pensare al suicidio, era una persona sana che teneva alla sua salute, voleva vivere, per sé e per la sua famiglia».
Insieme con la famiglia e con i rappresentanti del collettivo Giustizia per Mario Paciolla, al presidio hanno partecipato, fra gli altri, la Fnsi, l’associazione Articolo21, l’associazione Amici di Roberto Morrione e l’Usigrai.