Un arresto eclatante quello di Antonio Nocerino soprannominato “brodino” che dal primo pomeriggio di lunedì 15 maggio ha dismesso gli abiti di leader del clan De Micco di Ponticelli per ritornare in carcere. Il 27enne, stimato essere una figura di primo ordine della malavita ponticellese, era tornato in libertà lo scorso settembre, dopo una detenzione durata otto anni.
Una scarcerazione maturata nel momento più propizio e che ha concorso a rinsaldare l’egemonia dei cosiddetti “Bodo” che da diversi giorni si vedono quindi costretti a fare i conti con i problemi scaturiti dal ritorno in carcere di una delle figure più autorevoli del clan che inevitabilmente dovrà andare incontro ad un nuovo assetto organizzativo. Una serie di priorità che impongono soprattutto un cambiamento ai vertici del clan: il posto lasciato vacante da Nocerino dovrà necessariamente essere colmato e pertanto un’altra figura apicale del clan subentrerà al suo posto.
Un ruolo difficile, quello che il nuovo leader dei De Micco sarà chiamato a ricoprire. Malgrado la giovane età, “brodino” gode della fama del camorrista che è bene rispettare per non finire in quel genere di guai che è meglio evitare. Una fama conquistata sfoggiando con violenza gli insegnamenti impartiti in tenera età, negli anni in cui si è fatto le ossa in veste di convinta recluta del nascente clan De Micco, sotto le direttive di Marco De Micco, anche durante i mesi trascorsi a Ponticelli di recente Antonio Nocerino ha dato riprova di perseguire una politica malavitosa perfettamente in sintonia con quella intrapresa dai fondatori del clan al quale ha giurato eterna fedeltà tatuandosi il nomignolo “Bodo” sul fianco destro. Un uomo di fiducia dei fratelli De Micco, capace di avviare strategie e direttive forgiate a immagine e somiglianza del credo camorristico impartito dai fondatori del clan e per giunta in grado di esercitare sulle giovani leve un ascendente assai simile a quello sortito dal boss Marco De Micco.
Tanto basta per comprendere quanto sia difficile individuare un soggetto capace di appagare tutti questi aspetti, non facendo rimpiangere i suoi predecessori.
Uno dei nomi più scontati è quello di Fabio Riccardi, fedelissimo della cosca, tornato in libertà lo scorso febbraio. Le porte del carcere si sono aperte per il 39enne dopo l’annullamento della condanna da parte della Cassazione. Un processo nel quale diversi affiliati al clan De Micco-De Martino erano accusati, a vario titolo, di estorsione e associazione camorristica. Confermate le condanne per gli altri imputati, mentre l’unico colpo di scena è quello che ha portato alla scarcerazione di Riccardi. Malgrado le dichiarazioni rese dai collaboratori di giustizia e le prove a suo carico, Riccardi è tornato in libertà, dopo 5 anni e mezzo, in un momento cruciale per la cosca operante a Ponticelli. La Corte di Cassazione ha rimandato in appello il processo a suo carico e ha annullato la misura cautelare per la quale era stato arrestato. Pertanto lo status guadagnato tre mesi fa potrebbe essere una condizione temporanea, perchè sta attendendo in libertà l’esito del procedimento penale pendente che però potrebbe ricondurlo di qui a poco nuovamente in carcere. Proprio la sua condizione attuale rappresenta l’elemento principale che porta ad escludere che in una fase così delicata possa accollarsi il rischio di aggravare la sua posizione assumendo la reggenza del clan.
Motivo per il quale, il suo nome è tra i meno quotati dai bookmakers della camorra, mentre sono tre le ipotesi più accreditate.
La prima è quella che conduce alla famiglia De Martino e che ipotizza un accentramento del potere tra le mani dei cosiddetti “XX”, qualora uno tra Francesco o Giuseppe De Martino, rispettivamente padre e figlio, possano effettivamente essere chiamati a colmare il vuoto scaturito dall’arresto di “brodino”. I rumors che aleggiano nel rione Fiat, fortino del clan, danno De Martino junior favorito rispetto al padre per una serie di motivazioni. In primis, l’opinabile performance di cui si è reso autore Francesco De Martino alias Ciccio ‘o pazzo recidendosi un polso per protesta, perchè spazientito dalla presenza del giornalista Klaus Davi nel suo rione. Un gesto verosimilmente inscenato per rafforzare la tesi della sua instabilità mentale, ma che nel contesto malavitoso non sarebbe stato recepito di buon grado. Inoltre, Ciccio ‘o pazzo non sarebbe in grado di impostare un rapporto ugualmente efficace con le giovani leve, in quanto incapace di parlare il loro linguaggio e relazionarsi a loro in maniera proficua, come aveva saputo fare Nocerino in questi ultimi mesi. In sintesi, De Martino senior viene indicato come un boss vecchio stampo e per questo incapace di relazionarsi in maniera ottimale con la paranza di giovanissimi al soldo dei “Bodo”. Un impedimento che potrebbe essere facilmente raggirato ripiegando sul figlio Giuseppe, anche lui scarcerato di recente e più che ben integrato tra i giovani soldati del clan. L’unico nodo da sciogliere è quello legato all’esperienza e alle capacità necessarie per vestire gli impegnativi abiti del leader, ma De Martino junior potrebbe comunque beneficiare della guida paterna.
La seconda ipotesi riporta alla ribalta Ciro Naturale detto ‘o mellone, broker della droga, imparentato con i fratelli Scognamillo, subentrato a Marco De Micco ad aprile del 2022, in seguito all’arresto del boss fondatore dell’omonimo clan. Un’ipotesi che appare tuttavia improbabile, in virtù del mandato giudicato deludente e fallimentare, complice la totale inesperienza in materia di malavita. Naturale è un ottimo uomo d’affari, capace di manovrare una mole importante di denaro, tant’è vero che questa fu la motivazione portante per la quale il boss Marco De Micco decise di puntare su di lui, principalmente per garantire introiti al clan in un momento che si preannunciava difficile. Non a caso ‘o mellone finì nel mirino dei De Luca Bossa che a luglio del 2022 piazzarono un ordigno nell’auto della moglie. Fu il primo di una serie di concitati eventi che videro la famiglia Naturale costretta a vivere attimi di puro terrore, palesando un’oggettiva incapacità di autocontrollo. Una vistosa lacuna che rappresenta quel tipo di limite che nella malavita conta tanto e che ha concorso a sottolineare l’inadeguatezza di ‘o mellone in quelle vesti. Già da svariati mesi Naturale trascorre lunghi periodi lontano da Napoli, mostrandosi sempre più scollato dal contesto camorristico ponticellese. Una serie di fatti che difficilmente potrebbe portarlo a subentrare a Nocerino.
Infine, c’è la pista che porta all’altro cartello camorristico alleato ai De Micco, oltre ai De Martino: i Mazzarella di San Giovanni a Teduccio. In quest’ottica, l’insediamento di un ‘sangiovannaro’ all’interno dello scacchiere bodiano in un ruolo così delicato e importante, potrebbe conferire un nuovo volto al clan, garantendo forza e controllo del territorio, pur esponendo la cosca al rischio che i Mazzarella possano prendere il sopravvento anche a Ponticelli, coronando un vecchio sogno mai accantonato.
Saranno gli eventi che si avvicenderanno nei prossimi giorni a concorrere a chiarire quale scenario troverà effettivo riscontro nella realtà.