Cresce la tensione a Caravita, frazione del comune di Cercola dove da qualche tempo una serie di volti noti della malavita locale scarcerati di recente stanno provando a rifondare un nuovo sodalizio per appropriarsi del controllo degli affari illeciti in quella zona, a discapito dei De Micco di Ponticelli che detengono il controllo dei traffici illeciti anche in quella sede.
A interrompere i piani degli aspiranti ras ci avevano pensato i poliziotti dei Commissariati Decumani e Ponticelli che lo scorso lunedì 8 maggio avevano arrestato per detenzione abusiva di armi e denunciato per ricettazione Eduardo Mammoliti Fiorentino detto “Fiore” trentenne nipote del ras dei De Luca Bossa Bruno Solla, ucciso il mese scorso in un agguato di camorra e Massimiliano Baldassarre detto “a serpe” di 46 anni, imparentato con i Rinaldi di San Giovanni a Teduccio. I due erano tornati in libertà di recente, dopo aver scontato una condanna per estorsione e fin da subito hanno adottato un atteggiamento dal quale nitidamente trapela l’intenzione di riavviare il piano stroncato dalle manette scattate nel 2017: subentrare ai De Micco di Ponticelli nel controllo degli affari illeciti.
Mentre “Fiore” è rimasto in carcere, la permanenza in cella di Baldassarre è durata pochi giorni in quanto lo scorso 11 maggio è stato rilasciato. Il 46enne, quando vide gli agenti dirigersi verso l’abitazione di Fiorentino, nelle cosiddette palazzine di via Matilde Serao di Caravita, cercò di fuggire, ma fu bloccato dagli agenti. Al giudice ha spiegato che era fuggito perchè consapevole di trovarsi in compagnia di un pregiudicato, non intendeva finire nei guai, dopo la recente scarcerazione. Così come ha dichiarato di non sapere nulla di quelle pistole rinvenute in casa di Fiorentino.
Se prima le richieste estorsive e i messaggi minatori venivano indirizzati ai soggetti da taglieggiare a nome di “Fiore”, nei giorni scorsi, i giovani che setacciano le palazzine di Caravita a bordo degli scooter riferivano di agire per conto di “Massimo”. Secondo quanto raccontano i residenti in zona, contestualmente alla scarcerazione di Baldassarre, la zona sarebbe presidiata e controllata dalle ronde organizzate dai giovanissimi che rappresenterebbero la schiera di soldati riorganizzata dai pregiudicati scarcerati di recente.
L’intento è quello di fare cassa, praticando estorsioni a tappeto, fin qui indirizzate a tutti i soggetti invischiati in affari illeciti, dai gestori di piazze di droga alle imprese di pulizie, senza tralasciare i soggetti dediti a furti, rapine e tutte le altre pratiche illegali. Fino a questo momento, la politica avviata dal focolaio camorristico emergente ha concorso a seminare paura e spari tra i residenti in zona, ma non ha portato alcun beneficio di carattere economico all’organizzazione. I soggetti avvicinati pagano regolarmente la tangente ai De Micco e pertanto non si sentono tenuti a sborsare altro denaro, anche perchè ben consapevoli dei rischi che correrebbero assecondando la richiesta estorsiva del cartello nascente, perchè così facendo andrebbero a riconoscere e legittimare la presenza di un’altra organizzazione sul territorio, mancando di rispetto ai De Micco e sminuendone l’autorità. Un affronto che potrebbe costare caro a chiunque e pertanto il diniego di corrispondere agli aspiranti ras quello che chiedono con veemenza scaturisce principalmente dal timore reverenziale che le parti chiamate in causa nutrono nei riguardi dei famigerati “Bodo” di Ponticelli.
Una situazione che fin qui non ha fatto registrare alcun tipo di intervento da parte dei De Micco, probabilmente proprio perchè non ha arrecato alcun tipo di danno alle finanze dell’organizzazione, ma anche perchè in questo momento l’organizzazione si vede costretta a fronteggiare guai ben più seri, scaturiti dall’arresto di Antonio Nocerino detto “brodino”, leader del clan dei “Bodo”.
Uno scenario che però potrebbe cambiare già nelle prossime ore, in virtù di quanto accaduto di recente: se fino a qualche giorno fa la squadriglia che blinda le palazzine di via Matilde Serao taglieggiava i soggetti coinvolti negli affari illeciti a nome di “Massimo”, nelle ore precedenti la politica è radicalmente cambiata. Due soggetti a bordo di un’auto avrebbero avvicinato il gestore di una piazza di droga nella zona di Caravita per intimargli di pagare la tangente a “quelli d Bartolo Longo” ovvero i De Luca Bossa del Lotto O di Ponticelli, rione che costeggia via Bartolo Longo e pertanto così denominato in gergo. Una richiesta inequivocabile, anche in virtù del fatto che sarebbe stato esplicitamente riferito di recarsi proprio nel fortino dei De Luca Bossa a Ponticelli per consegnare i soldi.
Il vincolo di parentela che intercorre tra “Fiore” e Bruno Solla, soggetto vicino ai De Luca Bossa ucciso in un agguato di camorra lo scorso aprile, lasciava intuire che quello che stava nascendo a Caravita fosse un cartello riconducibile alla cosca del Lotto O, ma l’inversione di rotta che indirizza i soggetti taglieggiati nel fortino del clan fondato da Tonino ‘o sicco, apre uno scenario tutto da investigare, soprattutto perchè maturato contestualmente all’arresto del reggente del clan De Micco.
Un segnale che conferma che i De Luca Bossa stanno provando a rimettersi in piedi, dopo la sonora stangata inflitta dal blitz dello scorso novembre, seguita da altri arresti eccellenti appena due mesi dopo. Forte dell’appoggio che può essere stato garantito da altri clan napoletani, così come accaduto già in passato, la cosca del Lotto O ha ufficializzato la sua presenza sul territorio mettendo la firma su una plateale richiesta estorsiva indirizzata al gestore della piazza di droga più redditizia di Caravita, udita chiaramente dai residenti in zona. La scelta di lanciare il guanto di sfida ai rivali lontano da Ponticelli potrebbe essere scaturita dalla consapevolezza che tra le mura del quartiere, sempre più blindato dai De Micco, non ci sarebbe partita e ne uscirebbero con le ossa rotte, così come confermato dall’omicidio del ras Bruno Solla, l’ultimo reduce della vecchia guardia dei De Luca Bossa sopravvissuto al terremoto di arresti avvenuti nei mesi precedenti. Proprio l’omicidio di Solla, avvenuto contestualmente alla scarcerazione di Fiorentino, suo parente, potrebbe aver funto da collante tra vecchio e nuovo, nel segno della vendetta e della rivalsa, contro gli agognati rivali del clan De Micco, favorendo così la nascita di un nuovo cartello in cui sono confluite giovani leve animate dagli stessi intenti. Resta da capire se la succursale dei De Luca Bossa a Caravita benefici dell’appoggio e del supporto di altri clan operanti sul territorio.
Il ruolo ricoperto dalla cosca del Lotto O nelle dinamiche in perenne evoluzione che si registrano di recente sul fronte più caldo del confinante comune di Cercola è stato ufficializzato dal diverbio piuttosto acceso tra i due ras che hanno indirizzato una richiesta estorsiva esplicita al gestore di una piazza di droga, senza mezzi termini nè giri di parole. Un diverbio animato che sarebbe terminato con la promessa da parte del soggetto taglieggiato di recarsi dai De Micco per esporgli la questione, affinchè siano loro a risolvere il problema.
Una premessa che non introduce un clima rassicurante per i cittadini che temono per la loro incolumità, vedendosi costretti a convivere con la legittima paura di restare invischiati nelle dinamiche che di qui a poco potrebbero scaturire da quella tensione sempre più palpabile.
Gli abitanti di Caravita denunciano uno scenario da far west: ronde sugli scooter che dal tardo pomeriggio fino a notte fonda presidiano il territorio, a caccia di soggetti da taglieggiare. Almeno fino ai giorni scorsi. La recente incursione dei ras a bordo di un’auto potrebbe essere dettata dall’esigenza di alzare il tiro, in virtù degli scarsi risultati ottenuti finora, ma anche dalla crescente convinzione nei propri mezzi, derivante dall’appoggio di altre organizzazioni.