La nota denuncia dell’ex postino Carmine Pascale, originario di Montella, in provincia di Avellino, sulle impietose condizioni di lavoro dei portalettere precari di Poste Italiane, sembra aver squarciato il sottile velo dell’apparenza che copriva il volto di una delle più grandi società a partecipazione statale, circa il 65%, del Paese: straordinari fantasma, pressioni, stress e mancata sicurezza gli aspetti pubblicamente denunciati. Le pressanti richieste lavorative spingono i precari, illusi dal posto fisso, a lavorare oltre l’orario previsto, due o tre ore al giorno non pagati. Addirittura, alcuni lamentano di raggiungere il posto di lavoro prima dell’inizio del turno per portare a termine i compiti assegnati. Ansia, paura di non farcela, stress e orari interminabili contribuiscono ad aumentare sensibilmente il rischio di incidenti oltre a influire negativamente sullo stato di salute.
Com’è possibile che parte dei dipendenti di Poste Italiane, oltre ad effettuare straordinari mai riconosciuti, lavorino in condizioni degradanti e irregolari?
Poste Italiane ogni anno arruola migliaia di nuovi lavoratori precari pur avendo a disposizione una graduatoria di ben 9320 ex dipendenti (alla data del 30 marzo 2023) dalla quale poter attingere tutte le risorse necessarie. In proporzione, solo una piccola parte viene stabilizzata. Difficile pensare che possa trattarsi esclusivamente di esigenze temporanee di lavoro visto i grandi numeri in gioco, a maggior ragione dopo il recente “svelamento” degli straordinari non pagati. Numeri che andrebbero rivisti al rialzo, considerando che solo chi arriva a maturare almeno sei mesi di lavoro in Poste può entrare in graduatoria per future stabilizzazioni.
Com’è possibile che Poste Italiane, pur contando sulla presenza di sindacati interni che dovrebbero occuparsi delle necessità e dei bisogni di tutela dei lavoratori, si sia trasformata in una fabbrica di precariato macina profitti, ma anche diritti?
Calano i diritti dei lavoratori ma crescono gli utili! Sui media nazionali i risultati raggiunti da Poste sono celebrati con puntualità e grande entusiasmo. Al contrario, la “notizia” degli straordinari non pagati e in generale delle pessime condizioni di lavoro riservate ai precari, che pur riguarda Poste, sembra essere sfuggita. Il ruolo della stampa dovrebbe essere quello di formare i cittadini a cercare la verità, con obiettività e trasparenza, sulla base di informazioni non manipolate o al servizio di un interesse. La libertà di stampa, pilastro della nostra Costituzione, è essenziale per una società libera. In questo caso appare in declino.
Com’è possibile che la stampa nazionale, pur essendo quasi certamente a conoscenza dello stato in cui versano migliaia di portalettere precari alle dipendenze di Poste Italiane, neppure ne parli?
Carmine ha raccontato la sua storia innanzitutto attraverso i social e qui in tanti hanno confermato la durezza delle condizioni di lavoro, all’insegna di straordinari non pagati e diritti negati, cui sono sottoposti i lavoratori con contratto a termine arruolati da Poste. Tracciando un resoconto sulle decine e decine di messaggi di stima e solidarietà ricevuti, pubblici e privati, nonché sulle numerose recensioni online, sembra venir fuori quasi un bollettino di guerra: diritti negati e ore non pagate sono diventate la normalità di questo lavoro. Davvero in tanti lamentano dette problematiche, tuttavia le denunce vere e proprie sono ancora troppo poche e solo alcuni chiedono il riconoscimento delle ore eccedenti come lavoro straordinario. La maggior parte preferisce “regalare” all’azienda la propria prestazione lavorativa aggiuntiva.
Com’è possibile che nessuno indaghi sulla verità? Quante ore – pagate e non pagate – e in quali condizioni lavorano i portalettere con contratto a termine di Poste Italiane?
Poste Italiane attua un vero e proprio ricatto sociale nei confronti dei lavoratori precari che per forza di cose devono lavorare in silenzio, senza poter far valere i propri diritti. Guidati dall’illusione di ottenere un contratto a tempo indeterminato dopo dodici mesi, la maggior parte accetta di subire le condizioni imposte dai capi, spesso andando a discapito degli essenziali diritti in materia di salute e sicurezza. Inoltre, secondo un diffuso “luogo comune”, richiedere il pagamento dello straordinario non riconosciuto precluderebbe la possibilità di future stabilizzazioni. In molti, infatti, hanno paura di subire delle ritorsioni sul lavoro o, addirittura, di perdere la propria occupazione. In un Paese democratico è inaccettabile sottostare a simili diktat.
Negli ultimi mesi, la stampa provinciale di mezza Italia, con serietà e professionalità al servizio della gente, ha rilanciato la denuncia sulle condizioni di lavoro dei portalettere precari suscitando profonda indignazione e riprovazione nell’opinione pubblica.
Com’è possibile che, nonostante il clamore mediatico suscitato, nessuno dei sindacati concertativi abbia fatto chiarezza sullo “scandalo” degli straordinari fantasma?
Il caso mediatico scoppiato intorno all’ex postino Carmine Pascale è emblematico del modo di operare dell’azienda nei confronti dei precari. Potrebbero essere migliaia i lavoratori a cui non sono stati riconosciuti gli straordinari. Tutto lascia presagire che lo sfruttamento del precariato sia frutto di una strategia aziendale ben studiata per aumentare i profitti e massimizzare i risultati, giocando sulla pelle dei lavoratori, giovani e meno giovani. Ciò nonostante, “per il quarto anno consecutivo Poste Italiane è tra i migliori datori di lavoro secondo il Top Employers Institute grazie alle sue politiche di valorizzazione delle risorse umane basate sui principi di benessere dei dipendenti, equità e merito.” (Fonte: TG Poste del 18 gennaio 2023)
Com’è possibile che un’azienda certificata Top Employer per la quarta volta consecutiva sembra rivelare notevoli criticità proprio in termini di diritti, salute e benessere dei lavoratori?
Top Employers Institute è l’ente di certificazione internazionale, nato oltre 30 anni fa, che valuta e certifica le eccellenze delle condizioni di lavoro in 121 Paesi di tutto il mondo.
Poste Italiane, dopo circa due mesi dall’exploit degli straordinari fantasma, non ha ancora rilasciato alcuna dichiarazione pubblica in merito alle controversie denunciate.