La sua permanenza nelle case popolari di via Matilde Serao a Caravita, frazione del comune di Cercola, è durata pochi giorni: uno dei ras scarcerati di recente è infatti stato arrestato nel corso della giornata odierna, lunedì 8 marzo.
Si tratta di Eduardo Mammoliti Fiorentino detto “Fiore”, trentenne elemento di spicco della malavita locale, finito in manette nel 2017 per le estorsioni perpetrate ai danni di alcuni imprenditori per conto del clan Minichini-De Luca Bossa, insieme ad altri affiliati che tentarono anche di minare l’egemonia dei De Micco a Ponticelli. Un piano rilanciato non appena tornati in libertà, come dimostrano le schermaglie in atto proprio nella zona delle cosiddette palazzine di via Matilde Serao a Caravita, zona sotto il controllo dei De Micco, dove da qualche giorno si registrano delle tensioni, proprio per effetto delle azioni introdotte dal clan del quale “Fiore” sarebbe parte integrante che si starebbe rifondando. Una serie di azioni strategiche che hanno portato i soggetti dediti alle attività illecite ad incrociare le braccia, almeno finchè non verrà stabilito a quale organizzazione sono tenuti a versare la tangente.
Nel corso dell’estate 2017, il sodalizio camorristico sorto a Ponticelli grazie ad una serie di alleanze strategiche tra diversi “superstiti” del clan Sarno ed altre organizzazioni criminali rimaneggiate da omicidi ed arresti, non solo del quartiere che all’epoca era sotto il dominio dei De Micco, ma anche di Barra e San Giovanni a Teduccio, iniziò a palesare la sua presenza mettendo in piedi un giro di estorsioni ai danni di commercianti ed imprenditori di Sant’Anastasia. Per questa ragione Mammoliti fu arrestato insieme a Massimiliano Baldassarre detto “a serpe”, anche lui scarcerato di recente e insediatosi a Caravita, Francesco Sebeto, soprannominato “zainetto” e Antonio Sbrescia detto “a cattiveria”. Il gruppo criminale stava tentando di imporsi per il controllo del malaffare, nella cittadina di Sant’Anastasia, determinante ai fini del buon esito dell’operazione, la denuncia di un imprenditore vessato dalle richieste estorsive.
La vittima ha infatti collaborato con le forze di polizia, riferendo quanto stesse accadendo nel comune anastasiano.
Durante le indagini avviate in seguito alla denuncia dell’imprenditore sono emersi altri elementi che hanno chiarito il modus operandi della banda che sottoponeva a minacce costanti i commercianti e gli imprenditori finiti nel loro mirino, attuando una vera e propria strategia intimidatoria che prevedeva inseguimenti lungo le strade cittadine, senza tralasciare i colpi d’arma da fuoco esplosi contro l’auto dell’imprenditore che ha raccontato agli agenti quanto stesse accadendo. Un raid intimidatorio consumato a suon di proiettili voluto per “punire” quell’atto di ribellione al ricatto estorsivo che gli veniva imposto. Tanto basta per comprendere la caratura criminale dei soggetti tornati a piede libero di recente e che hanno immediatamente introdotto un clima di terrore tra gli abitanti di Caravita.
Mammoliti è anche il nipote di Bruno Solla detto Tatabill, il ras dei De Luca Bossa ucciso il mese scorso nei pressi del rione Lotto O, fortino del clan. Questo vincolo di parentela, unitamente al fatto che il braccio armato del clan sia costituito dal gruppo di giovani di Volla che fino allo scorso ottobre costituiva lo zoccolo duro dei fedelissimi di Alessio Bossis, lascia presagire che il nuovo focolaio intenzionato a minare l’egemonia dei De Micco sia radicato in quella sede.
Bossis è stato ucciso in un agguato camorristico il 24 ottobre del 2022 nel parcheggio di “In Piazza”, punto di ristoro assai in voga tra i giovani di Volla. Scarcerato a maggio dello scorso anno, malgrado lo status di sorvegliato speciale, Bossis era riuscito a conquistare rapidamente posizioni all’interno dello scenario malavitoso, fino a diventare un pericolo da abbattere per preservare egemonia ed equilibri. Fin da subito, tutto ha lasciato presagire che ci fosse proprio la firma dei De Micco di Ponticelli su quell’omicidio, quello stesso clan che i suoi fedelissimi contribuiscono a contestare, dando man forte al clan nascente a Caravita, probabilmente anche animati dal desiderio di vendicare l’amico ucciso, amato e ricordato come un mito, oltre che un icona da emulare.
Mammoliti è stato tratto in arresto dagli agenti del commissariato di polizia dei Decumani. Ancora non sono chiari i motivi per i quali è finito di nuovo in manette, poche settimane dopo il ritorno in libertà, ma la notizia del suo arresto si è rapidamente diffusa tra le palazzine di Caravita, dove da settimane si respira un clima teso e concitato per effetto del guanto di sfida che il cartello rifondatosi di recente ha lanciato ai boss di Ponticelli.