Nella notte tra venerdì 5 e sabato 6 maggio, una paranza di giovani è partita dal Parco Conocal di Ponticelli per recarsi in Piazza Volturno a Napoli, teatro dell’agguato in cui 24 ore prima ha perso la vita Vincenzo Costanzo, il 26enne che fino a poche settimane fa era il leader di quello stesso gruppo, prettamente dedito al controllo degli affari illeciti proprio nel rione storicamente dominato dai D’Amico ai quali Costanzo era imparentato.
Il commando ha esploso una serie di colpi d’arma da fuoco in cielo per poi dileguarsi. Sulla via del ritorno sono stati intercettati da una volante del commissariato San Giovanni-Barra che ha bloccato due giovani: Marco Maranzino, 24 anni tra 4 giorni e il 19enne Matteo Nocerino, rispettivamente cugino materno e cugino acquisito di Costanzo.
Uno scenario che lascia presagire che il gruppo si sia portato sul posto per compiere un’azione intimidatoria indirizzata al presunto filatore dei sicari entrati in azione durante la festa scudetto per uccidere il 26enne ras di Ponticelli.
Si tratta però di una ricostruzione piena di falle. Tante, troppe cose non tornano. Tanti, troppi quesiti restano irrisolti.
Come facevano i killer ad essere già pronti ad intervenire? Piazza Volturno, teatro dell’agguato, dista da Ponticelli circa 7 chilometri. Tragitto piuttosto lungo, soprattutto se si considera il traffico di mezzi, persone e caroselli che nelle ore successive alla vittoria dello scudetto da parte del Napoli hanno affollato le strade della città, ostruendo il transito stradale.
Come facevano ad essere certi che Costanzo, su quella panchina in piazza Volturno, si sarebbe trattenuto abbastanza a lungo da trovarlo ancora lì? In quest’ottica risuona molto più verosimile “un appuntamento con la morte”, come se il 26enne fosse lì ad aspettare qualcuno che è arrivato, non per condividere una serata di svago insieme a lui, ma per ucciderlo.
Chi avrebbe tratto vantaggio dalla morte di Costanzo?
Quest’ultimo è senza dubbio l’interrogativo più importante al quale trovare una risposta per far luce su movente e dinamica dell’agguato, oltre che risalire all’identità dei sicari.
Inoltre, non risulta che Costanzo avesse conti in sospeso con soggetti contigui ai clan operanti in quella zona di Napoli, a maggior ragione, se così fosse stato, il 26enne difficilmente si sarebbe recato proprio lì per concedersi una serata di festa, in compagnia della sua fidanzata, per giunta. Appare molto più credibile che Ciculill’ aveva scelto di allontanarsi da Ponticelli proprio per sfuggire alla morsa di quell’incubo che da qualche giorno minava la sua incolumità. La sua possibile morte violenta era infatti stata annunciata nei giorni precedenti, soprattutto dal clima segnato da frizioni interne e fibrillazioni che si registrava nel Conocal dal quale trapelava la rottura degli equilibri che fino a quel momento gli avevano consentito di gestire gli affari illeciti insieme alle altre figure apicali, tra i quali spiccano soprattutto i mariti delle cugine che già da qualche tempo sarebbero subentrati nella reggenza del clan. Un cambio al vertice reso necessario soprattutto dall’inaffidabilità che gli altri sodali nutrivano nei confronti di Cicucill’ da quando aveva iniziato ad abusare di droghe.
Se in passato Costanzo era solito essere attorniato da almeno quattro guardaspalle quando si allontanava dal Conocal, a riprova della necessità di tutelare il suo status di ras, di recente lo scenario era profondamente cambiato, tant’è vero che i killer lo hanno sorpreso in compagnia della sua fidanzata e due amici, sue possibili guardie del corpo. Pur consapevole di trovarsi in una situazione di pericolo, quella sera ha deciso di concedersi una serata di festa, dando per scontato che quello non fosse il clima consono per rendere esecutiva una condanna a morte. Un errore valutativo che si è rivelato fatale per il 26enne, morto due ore dopo l’arrivo all’ospedale Cardarelli di Napoli. Le ferite riportate al torace e agli arti inferiori non gli hanno lasciato scampo.
Almeno sette i colpi esplosi, la maggior parte dei quali indirizzati a Costanzo, feriti in maniera lieve ai glutei i due amici, mentre la fidanzata è stata raggiunta da un proiettile a una caviglia.
Secondo quanto dichiarato da persone vicine alla famiglia D’Amico, buona parte della paranza del Conocal avrebbe raggiunto il centro cittadino in compagnia di Costanzo per festeggiare lo scudetto azzurro, distribuendosi a coppie su diversi scooter. Avrebbero sfilato insieme per le strade di Napoli, come a volersi costruire un alibi, mostrandosi come un gruppo di amici felici e affiatati, sicuri del fatto che le videocamere forniranno filmati in grado di confermare che hanno festeggiato con gioia tutti insieme, per poi dividersi poco prima dell’arrivo dei sicari che lo hanno ucciso. Non è chiaro se la fidanzata e i due amici lo abbiano raggiunto successivamente.
Uno scenario tutto da indagare, ancor più alla luce della “stesa” compiuta dallo stesso gruppo la notte successiva all’omicidio, nel luogo in cui materialmente si è consumato l’agguato. Un luogo apparentemente distinto e distante dalle dinamiche camorristiche ponticellesi e per questo risulta ancora più difficile dare un senso a quell’azione dimostrativa.