Le fibrillazioni che esattamente un anno fa iniziavano a minare l’egemonia dei De Micco-De Martino a Ponticelli sono ormai un lontano ricordo.
Superati i mesi segnati dalle criticità scaturite dalla faida con i De Luca Bossa e dal pentimento dell’ex affiliato Antonio Pipolo, i leader di Ponticelli sono tornati a riappropriarsi del quartiere che controllano in maniera capillare.
Un’organizzazione rigenerata e rifondata, grazie ad una serie di scarcerazioni eccellenti maturate contestualmente agli arresti che di contro hanno decapitato la cosca rivale concorrendo a creare un clima desertico, segnato dalla presenza di blandi focolai camorristici, prontamente stroncati a suon di delitti eccellenti, in pieno “stile De Micco”: un clan che ha consacrato la sua ascesa nel mondo criminale avvalendosi di azioni dimostrative violente ed eclatanti. Il braccio armato dei “Bodo-XX” raramente scende in strada per compiere “stese” e sterili schermaglie, utili prettamente ad attirare l’attenzione delle forze dell’ordine, bensì prediligono omicidi, pestaggi cruenti e l’utilizzo dei metodi violenti per piegare alla loro volontà tutti coloro che osano metterne in discussione l’egemonia.
I recenti omicidi lo confermano: i “Bodo-XX” sono tornati alla ribalta e sono riusciti a rimpadronirsi del quartiere detenendo il controllo di ogni singola strada e rione in cui imperversano le attività illecite, abbattendo ogni potenziale ostacolo pronto ad ostruirne la ritrovata leadership. Un controllo capillare reso possibile dall’ingente numero di affiliati: un folto gruppo di giovanissimi, adeguatamente indottrinati dai “senatori” che dalle retrovie impartiscono strategie e direttive.
Un clan che appare come una vera e propria “azienda a conduzione familiare”, grazie ai plurimi vincoli di parentela che concorrono notevolmente a rinsaldare i rapporti tra gli affiliati. Cognati, suoceri delle figure apicali dell’organizzazione conferiscono alla stessa le caratteristiche peculiari della “famiglia allargata”, oltre a garantire fedeltà e servilismo. In virtù di queste parentele, alcune delle quali maturate di recente, alcuni giovani sodali che ricoprivano ruoli marginali all’interno del clan sono andati incontro ad una rapida ascesa.
Lo stesso discorso vale anche per i gestori delle piazze di droga, spesso a conduzione familiare, come accade nella piazza che imperversa nel rione Fiat, fortino dei De Martino, di recente finita nel mirino della Polizia di Stato. A gestire il business illecito in quella sede, due cognati che beneficiano anche di alloggi abusivi, a riprova dei vantaggi che la parentela diretta con i vertici della cosca è in grado di garantire. Una conferma rilevabile anche dall’ascesa di un giovane, storicamente legato ai De Martino e scarcerato di recente. Già in passato aveva avuto una relazione con la sorella di un elemento di spicco del clan De Micco, troncata mentre era detenuto dopo aver appreso di essere stato tradito. In seguito alla scarcerazione del ras dei De Micco – tornato fin da subito a ricoprire un ruolo di primo ordine sullo scacchiere camorristico ponticellese – tra i due ex fidanzati sarebbe riscoccata la scintilla e il giovane avrebbe blindato la sua posizione all’interno del clan ingravidando la giovane. Un atteggiamento che sarebbe stato fortemente criticato dai “vecchi uomini d’onore”, in quanto il giovane si sarebbe fatto promotore di una condotta in antitesi con i principi che dovrebbero ispirare le gesta di un camorrista, perdonando il tradimento subito, per giunta mentre era in carcere, ovvero nel momento in cui una donna è fortemente tenuta a rispettare il suo uomo non rendendosi autrice di condotte disonorevoli.
I tempi sono cambiati, anche e soprattutto sul fronte camorristico e il “codice d’onore” appare sempre più obsoleto e costretto a cedere il posto a ben altri principi.
Grazie al supporto di suoceri e cognati già in forza al clan, ai quali si sono aggiunti quelli confluiti di recente, i De Micco-De Martino possono contare su uno zoccolo duro solido e fedele, perchè per quegli affiliati curare gli interessi della cosca vuol dire tirare acqua al mulino della famiglia alla quale orgogliosamente appartengono.
Una certezza che consolida il clan e scongiura il pericolo di tradimenti eccellenti che in passato hanno concorso a favorire l’ascesa dei rivali in concomitanza con il primo vero momento di difficoltà affrontato dal clan fondato da Marco De Micco con l’ambizione di colmare il vuoto di potere scaturito in seguito alla fine dell’era dei Sarno.