Bruno Solla, il 59enne ucciso a Ponticelli lo scorso 3 aprile, poteva salvarsi: questo è quanto trapela dai video che concorrono a far luce sull’agguato avvenuto in viale delle Metamorfosi, la strada che costeggia il rione Lotto O, il fortino del clan De Luca Bossa al quale Solla era contiguo.
I sicari gli hanno sparato da un’auto che lo ha affiancato mentre era a bordo di uno scooter, intorno alle 20, ma Solla è arrivato in ospedale circa due ore dopo. Per quanto può sembrare surreale, il ras non è stato soccorso subito, così come dimostrano i video girati da alcuni inquilini del palazzo in cui viveva. Si tratta di due filmati diventati virali su WhatsApp e che da settimane circolano sulle chat degli abitanti del quartiere. I due video chiariscono l’esatta dinamica dell’agguato in cui ha perso la vita l’ultimo veterano dei De Luca Bossa ancora a piede libero.
Il primo mostra le scale insanguinate percorse da Solla per rifugiarsi a casa, dopo essere stato gravemente ferito. Malgrado l’ospedale del Mare si trovasse a pochi metri dal luogo dell’agguato e dalla sua abitazione, ha preferito rincasare, cercando di evitare di ricorrere alle cure mediche, probabilmente per non denunciare l’accaduto, proprio come fece quando fu accoltellato nel 2017. Malgrado l’aggressione avvenne nel tardo pomeriggio, si presentò al pronto soccorso dell’ospedale “Villa Betania” dopo svariate ore con mezzi propri.
Lo scorso 3 aprile, però non ha avuto la stessa fortuna e quando è giunto all’ospedale del Mare, circa due ore dopo l’agguato, era ormai troppo tardi per consentire ai medici di salvargli la vita.
Il secondo video – che non pubblicheremo nel rispetto dell’articolo 8 del codice deontologico dei giornalisti – riprende gli ultimi istanti di vita del ras: un nutrito capannello di persone, richiamate dalla presenza dell’ambulanza e delle pattuglie della polizia, Solla che esce dal palazzo, agonizzante e sanguinante, trasportato dai paramedici che faticano a caricarlo sul mezzo per condurlo in ospedale, il loro lavoro viene ostruito dalle auto in sosta, ma anche dalla presenza dei tanti curiosi che vengono invitati a gran voce a fare spazio, scatenando anche l’ira dei parenti del ferito.
Non voleva andare in ospedale, probabilmente per non rispondere alle domande delle forze dell’ordine, forse sperava di potersela cavare con qualche medicazione fai da te, ma con il passare delle ore le sue condizioni si sono aggravate ed è quindi stato richiesto l’intervento del 118 che è giunto sul posto insieme alle pattuglie della Squadra Mobile di Napoli e del locale commissariato di Polizia.
Un retroscena dal quale trapela un dato di fatto ben preciso: i killer hanno sparato a Bruno Solla, ma a ucciderlo è stato il fedele attaccamento all’omertà e alle regole della malavita.