La camorra di Ponticelli rivendica con sfrontatezza e spavalderia le sue gesta: a poche ore di distanza dell’omicidio del ras Bruno Solla, fedelissimo ras dei De Luca Bossa, diversi lettori ci hanno segnalato l’esplosione di fuochi d’artificio in diversi rioni e zone del quartiere, storicamente controllate dai De Micco.
Un macabro rituale che puntualmente si ripete. Un festeggiamento vistoso voluto per sottolineare l’importanza del delitto messo a segno, in quanto destinato a consolidare e consacrare la leadership camorristica del clan.
Un clan che si conferma spietato e intenzionato ad imporre diktat severi ed intransigenti, uno su tutti: chi sbaglia paga con la vita.
Una lezione che Bruno Solla avrebbe dovuto far sua in seguito alla morte di suo fratello Salvatore, ucciso nel 2016 proprio per aver sbandierato ai quattro venti la volontà di non piegarsi al ricatto estorsivo dei De Micco, rifiutandosi di pagare la tangente imposta a tutti i gestori delle piazze di spaccio del quartiere dai nuovi boss di Ponticelli. Scarcerato pochi mesi prima, Salvatore Solla sottovalutò la feroce intraprendenza di quel clan nato dal nulla, ma che proprio collezionando delitti eccellenti fu in grado di colmare il vuoto di potere scaturito dalla fine dell’era dei Sarno. Un errore valutativo che pagò con la vita.
Ancora una volta, anche poche ore fa, l’esercito dei De Micco ha fatto irruzione nel fortino dei rivali per inscenare l’ennesima azione militare: un agguato-fotocopia di quello indirizzato a suo fratello Salvatore, avvenuto grossomodo nella stessa zona, per giunta. Ai piedi della roccaforte del clan De Luca Bossa che per l’ennesima volta, sotto l’assedio del fuoco nemico, si scopre fragile e vulnerabile. Un’analogia di fatti e circostanze che concorre a rendere ancor più macabro l’agguato.
Saranno le indagini ad appurare se il movente va ricercato nello stesso scenario che fu fatale per suo fratello Salvatore.
L’unico dato certo è che lo spettacolo pirotecnico andato in scena poche ore dopo l’agguato ha scalfito sul cielo di Ponticelli, a caratteri cubitali, la firma degli autori che hanno rivendicato con spocchiosa e plateale irriverenza la paternità dell’agguato, in maniera tanto chiara quanto inequivocabile.
Una pioggia di fuochi che risuona al contempo come un inquietante annuncio: sono loro i “re” di Ponticelli, dopo stasera ancora di più.