Ancora una volta, le complesse e contraddittorie logiche camorristiche hanno generato un’alleanza clamorosa, chiacchierata e soprattutto contestata, perchè vede alcuni soggetti stringere la mano ai parenti di coloro che hanno ucciso il loro parenti diretti. Giovani, giovanissimi entrati in affari con chi gli ha ucciso il padre, il fratello, lo zio.
Nei rioni in odore di camorra di Barra, per questo motivo, starebbe andando in scena lo stesso copione visto a Ponticelli contestualmente all’alleanza tra i De Luca Bossa e Domenico Amitrano, nipote dei fratelli Sarno e soprattutto cugino di quel Luigi Amitrano che perse la vita nell’attentato con autobomba ordito proprio da Antonio De Luca Bossa. Un’alleanza fortemente contestata dai camorristi vecchio stampo, proprio come quella emersa a Barra e che vede i giovani eredi dei Valda, degli Abrunzo e dei Niglio al soldo degli Aprea.
Giovani che rinnegano la storia e soprattutto il loro stesso sangue, dimenticando i delitti eccellenti compiuti dal clan al quale hanno giurato fedeltà e servilismo incondizionati e costati la vita alle figure apicali delle loro famiglie.
A sancire il punto di non ritorno fu proprio l’assassinio di Ciro Valda, il padre di Francesco Pio Valda, il 19enne accusato di aver ucciso il 18enne Francesco Pio Maimone lo scorso 20 marzo, durante una delle notti più efferate di tutti i tempi che ha macchiato di sangue le strade della movida napoletana.
Le fibrillazioni tra i Cuccaro e Valda senior nacquero per via delle minacce che quest’ultimo indirizzò alle figure apicali della cosca, all’indomani dell’omicidio di Giovanni Bottiglieri perchè dalla cella nella quale era detenuto, Valda minacciò i Cuccaro annunciando di spifferare informazioni grosse agli inquirenti. In questo clima maturò un contorto vortice di alleanze e tradimenti che vide, tra l’altro, gli Aprea entrare in affari con gli Amato-Pagano. Ciro Valda, infatti, paga con la vita il tradimento al clan Cuccaro.
In uno scenario caotico, contraddistinto da continui cambi di casacca da parte delle pedine più o meno cruciali dell’organizzazione, gli Aprea e i Cuccaro danno luogo ad un’alleanza intermittente, proprio perchè contraddistinta da periodi di scissione che si alternano a fasi in cui i due clan tornano a fare affari comportandosi, di fatto, come un’unica e complice organizzazione, principalmente radicata nel quartiere Barra.
Uno scenario incerto, scivoloso, segnato da diversi omicidi che come detto hanno coinvolto diverse figure apicali delle famiglie Valda, Niglio, Abrunzo, diventati di fatto un unico sodalizio, all’indomani dell’omicidio di Ciro Valda. Il cartello dei dissidenti strinse un’alleanza con gli Amodio con il chiaro intento di unire le forze per scalzare “gli odiati” Cuccaro-Aprea: la compagine che allo stato attuale, può contare sul clamoroso supporto proprio degli eredi dell’ala scissionista. Una paranza di manovali disposta a sobbarcarsi il “lavoro sporco” macchiandosi le mani con “i reati veri” in cambio di pochi spiccioli rispetto alla mole di denaro che grazie alle loro gesta converge nelle casse del clan. Una politica che li porta soprattutto ad andare incontro a sonore condanne che li vedrà inevitabilmente costretti a sobbarcarsi un lungo periodo di detenzione con l’aggravante che quel servile atto di dedizione non tiene minimamente conto dei pesanti trascorsi che intercorrono tra le loro famiglie e quel clan per il quale sono pronti a tutto.
Nel 2014, la replica all’omicidio di Ciro Valda da parte della fazione scissionista, si traduce nell’agguato in cui rimane ferito Angelo Cuccaro, classe 1989, omonimo e cugino del più noto capoclan soprannominato “Angiulill ‘o fratone”. Un agguato che tuttora rappresenta il momento di gloria più rilevante della compagine ribelle.
A meno di dieci anni di distanza da quel mancato omicidio, ancora sbandierato con orgoglio dai reduci degli Abrunzo, Niglio, Valda che non appaiono intenzionati ad assoggettarsi ai Cuccaro-Aprea, non è difficile comprendere perchè l’atteggiamento dei giovani eredi delle suddette famiglie, animate dal livore di vendetta e dal desiderio di marcare la scena camorristica barrese uscendo dall’ombra del clan egemone sul territorio, suscita disappunto, indignazione e forti polemiche.