La storia di Francesco Pio Valda, il 19enne accusato di aver sparato tra la folla nella zona degli chalet di Mergellina, lo scorso 20 marzo, provocando così la morte del 18enne di Pianura Francesco Pio Maimone, è stata abbondantemente raccontata dai media nazionali.
“Mi sono salvato per miracolo. Perché lei era incinta di me, e lui ha cercato di pugnalarla. Così, sulla pancia: zac, zac, zac”, queste le parole proferite dal 19enne in riferimento alla vicenda che lo ha visto rischiare la vita quando era ancora nel grembo materno. Suo padre Ciro Valda, morto in un agguato di camorra nell’agosto del 2013, sferrò una serie di coltellate alla moglie, proprio mentre era incinta di Francesco Pio.
Una persona molto vicina alla famiglia Valda ha ricostruito il contesto familiare in cui è nato e cresciuto il giovane finito sotto i riflettori per aver messo la firma su uno degli episodi di cronaca più efferati che hanno macchiato con il sangue di una vita innocente le strade della città di Napoli.
Una ricostruzione che parte proprio da quell’episodio che, suo malgrado, lo ha visto protagonista quando era ancora nel grembo materno. Secondo quanto dichiarato da questa persona, quel giorno, Ciro Valda, sarebbe tornato a casa dopo aver avuto una lite banale con un ragazzo. Una lite sfociata nel sangue per espresso volere di Valda che durante la discussione aveva accoltellato il suo interlocutore. Quando è rincasato, ha trovato ad accoglierlo una moglie assai indispettita per quello che aveva fatto e che avrebbe inveito pesantemente contro di lui: Valda, di tutta risposta, avrebbe accoltellato anche lei servendosi della stessa arma utilizzata dopo prima.
Chi conosceva bene Ciro Valda, non lo descrive come un camorrista di spessore, ma piuttosto come una persona con evidenti problemi psichici. Uno squilibrato che sarebbe finito sicuramente in manicomio e che invece si aggirava indisturbato tra le strade del quartiere. Un camorrista sì, ma al soldo dei Cuccaro, un manovale del clan con una nota incapacità di autocontrollo: questo il profilo tracciato da chi lo ha conosciuto e ha assistito alle fasi salienti della sua vita, fino a quell’agguato, voluto per disfarsi di un affiliato diventato scomodo per una serie di ragioni.
La madre di Valda, tutt’altro che propensa a misurarsi con le dinamiche peculiari della malavita, decise di voltare pagina, allontanandosi da Barra, lasciando ai nonni paterni la responsabilità di crescere i suoi figli. Chi conosce la famiglia Valda, giura che il nonno aveva impartito un’educazione rigida a Francesco Pio che di fatto si sarebbe tenuto lontano dai guai, fino a quando il nonno non è deceduto.
Quello che è accaduto quando ha perso l’unico punto di riferimento fermo della sua vita è una storia ormai nota: la condanna per spaccio di droga, il percorso in comunità che secondo gli operatori sarebbe andato a buon fine, ma una volta tornato a Barra, Francesco Pio Valda avrebbe fatto “il salto di qualità”, complice la frequentazione sempre più assidua del gruppo costituito dai rampolli della famiglia Aprea che avrebbero catapultato il 19enne in trame camorristiche ben più complesse, rispetto a quelle circoscritte al mero spaccio di droga.