In via Franciosa, ormai ex fortino dei Casella, è durata poco la quiete, dopo il blitz che lo scorso 28 novembre ha tradotto in carcere anche gli ultimi superstiti del clan.
Se fino a quando i fratelli Eduardo, Vincenzo e Giuseppe Casella erano a piede libero, la gestione e il controllo degli affari illeciti nella zona denominata in gergo “aret’ a Barr'” era saldamente radicata nelle loro mani, forti del supporto del fratellastro Giuseppe Righetto e del cognato Luigi Aulisio, in seguito ai loro arresti lo scenario è radicalmente cambiato, così come conferma l’insediamento nel cosiddetto “grattacielo” di via Franciosa di un soggetto che in un passato recente aveva già attirato l’attenzione delle forze dell’ordine proprio per l’attività di spaccio di stupefacenti che aveva avviato in quella sede.
L’uomo, tornato di recente a gestire il business dello spaccio nel “grattacielo”, aveva tagliato la corda poco dopo l’estate scorsa, quando l’aria in via Franciosa divenne particolarmente pesante in seguito al ritrovamento di un vero e proprio arsenale in quello stesso edificio da parte degli agenti del commissariato di Ponticelli e della Squadra Mobile di Napoli.
Un fucile a canne mozze, una pistola semi automatica calibro 45, una bomba a mano, svariati caricatori di armi varie e un ingente quantitativo di munizioni di vario calibro. Non solo armi. Nello stesso immobile, gli agenti individuarono un laboratorio per il confezionamento e il taglio di sostanze stupefacenti.
Malgrado l’uomo, da diversi mesi, fosse tornato ad abitare nella casa che possiede in via Bartolo Longo e che secondo i ben informati sarebbe anche piuttosto lussuosa, di recente è nuovamente tornato a vivere in pianta stabile nell’appartamento della suocera ubicato nel “grattacielo” di via Franciosa. Stimato essere una figura di spicco della malavita locale, il suo ritorno ha suscitato malcontento ed apprensione tra i residenti in zona che denunciano un’inquietante via vai di soggetti “dall’aria poco rassicurante”, avvistati mentre entrano ed escono dal “grattacielo”, una palazzina principalmente abitata da famiglie estranee alla malavita e che pertanto vivono con particolare apprensione il clima tutt’altro che sereno che da qualche tempo spira da quelle parti. Così come la costante e massiccia presenza di acquirenti di sostanze stupefacenti che fino a notte fonda si dirigono nell’edificio per accaparrarsi una dose è motivo di apprensione ed allarmismo per i residenti in zona.
Una situazione che suscita disappunto e lamentele soprattutto da parte delle famiglie con bambini, allarmate dai pericoli e dalle conseguenti privazioni che sono costrette ad imporre ai loro figli per preservarli dal rischio di imbattersi in soggetti alterati dalle sostanze stupefacenti o in preda alle crisi d’astinenza.
Inoltre, un uomo, nel cui curriculum figura una pesante condanna per spaccio di droga, imparentato con la moglie dell’emergente ras di via Franciosa, avrebbe ugualmente occupato un appartamento nel “grattacielo” di recente. Un’associazione di fatti e persone che allarma ulteriormente i residenti in zona, in quanto convinti che l’uomo stia assoldando collaboratori fidati per consolidare ed ampliare il business dello spaccio in quella sede con il benestare dei De Micco, ai quali verserebbe la dovuta tangente sui proventi illeciti.
Un dettaglio che conferma l’uscita di scena dei Casella, completamente tagliati fuori dalle logiche camorristiche e scalzati dalla loro roccaforte da un ras emergente che in passato ha fatto affari con gli eredi di “Paglialone”, forte di un vincolo di parentela con soggetti contigui al clan di via Franciosa che avrebbero così favorito il suo insediamento in quel contesto in un momento storico propizio: quando la fase di declino del clan era già iniziata, in seguito all’arresto di Giuseppe Righetto e Nicola Aulisio, – nipote dei Casella – poi velocizzata dall’arresto dei fratelli Eduardo e Giuseppe Casella e ultimata dalle recenti uscite di scena degli ultimi reduci della cosca.