Quando è arrivato nella Chiesa di San Lorenzo Martire a Pianura, il feretro di Francesco Pio Maimone, il 18enne ucciso a Mergellina nella notte tra domenica 19 e luned’ 20 marzo, è stato accompagnato da un lungo applauso.
La chiesa che si trova a pochi passi dalle cosiddette Case gialle, il rione di Pianura dove abitava Francesco Pio Maimone, era gremita di amici e conoscenti, ma anche istituzioni e gente comune che non conosceva il giovane, ma ha partecipato con grande commozione ai funerali dell’ennesima morte innocente di un figlio di questa città. Tantissimi i giovani del quartiere presenti con la t-shirt che raffigura il volto del 18enne. Prima dell’inizio del rito religioso è arrivato anche il sindaco di Napoli Gaetano Manfredi, come aveva promesso nei giorni scorsi, per portare il cordoglio della città alla famiglia del giovane. Il primo cittadino era accompagnato dalla moglie, Cettina Del Piano.
Sul volti dei tanti ragazzi venuti qui per l’ultimo addio a Francesco Pio lacrime e tanta rabbia «non si può morire così, non si può più vivere così» dice Carlo, l’amico del cuore e testimone dell’omicidio. Quella sera erano insieme davanti allo chalet “da Sasà”, usciti a bere un drink con altri amici. Davanti all’ingresso della chiesa due donne di Pianura ricordano di quando sono stati uccisi Gigi Sequino e Paolo Castaldi, vittime innocenti di camorra: «Sono passati 23 anni ma non è cambiato niente», dicono tra commozione e rabbia. All’interno decine di ragazzi fanno da corona all’altare, abbracciano con la loro presenza la bara di Kekko Pio.
Ad officiare il rito religioso il vescovo di Pozzuoli, Gennaro Pascarella. Prima di lui, il parroco di San Lorenzo Martire, don Enzo Cimarelli ha pronunciato parole di speranza: «Al termine della funzione faremo risuonare le campane – dice il parroco – perché Kekko vive, come dicono le vostre magliette, vive dentro tutti noi». Poi l’omelia del vescovo Pascarella. Che diventa subito grave: «La morte di un giovane per mano violenta da parte di un altro giovane ci disorienta, ci sgomenta, ci angoscia … l’enigma si fa sommo. Un grido sgorga dal nostro cuore, in particolare da quello dei genitori di Francesco Pio: “Perché?”. Grido che si fa richiesta di giustizia!», dice dall’altare in maniera vibrante. «Non possiamo non lasciarci interrogare da questo evento drammatico, che ha colpito la nostra comunità civile e religiosa», aggiunge. Che dopo una ulteriore riflessione non si nasconde un timore: «Quando si spegneranno i riflettori mediatici su questo evento drammatico, non giriamo subito pagina». E aggiunge: «Ci sia in tutti noi un sussulto di umanità, che non ci lasci cadere le braccia, ma ci metta in movimento, dando il nostro contributo, anche se piccolo, perché i nostri ragazzi e giovani possano respirare un clima non inquinato, ma benefico: l’onestà, la giustizia, la verità, la bontà, la mitezza, la condivisione, il servizio, il rispetto dell’altro …».
Monsignor Pascarella chiude l’omelia con una esortazione ai presenti: «Francesco Pio sarà contento se vedrà il suo quartiere impegnato affinché episodi come questo non accadano più». Parole precedute da quelle di un’amica, che legge una lettera di Chiara, sorella di Francesco Pio. «Sei stato l’uomo più importante della mia vita, mi hai insegnato tutto ma non a vivere senza di te – recita lo scritto -. Come farò? Siamo orgogliosi di te, dell’uomo che sei stato nonostante la tua giovane età. Ti sei fatto amare da tutti». Nella lettera della sorella di quest’ultima giovane vittima di una violenza insensata ci sono solo parole d’amore, nessuna di rabbia». Al termine della funzione la bara di Francesco Pio torna all’esterno su un sagrato ancora più gremito. Un lungo applauso dei presenti e il lancio di palloncini bianchi nel cielo di Pianura. Il sindaco Manfredi annuncia: «Resteremo vicini a questa famiglia con azioni concrete».