Francesco Pio Valda, il 20enne fermato per l’omicidio del 18enne di Pianura, avvenuto nella notte tra domenica 19 e lunedì 20 marzo, nella zona degli chalet di Mergellina, da quando era uscito dalla comunità alla quale era stato affidato in seguito all’arresto per spaccio di droga risalente a tre anni fa, aveva intrapreso la via dell’affiliazione, seguendo le orme di molti parenti che prima di lui hanno marcato la scena camorristica nella zona orientale di Napoli.
Il padre, il fratello, la nonna: è fitto l’elenco dei parenti di Valda addentrati nelle dinamiche camorristiche barresi e dell’area orientale di Napoli.
Negli ultimi tempi, si era avvicinato alle giovani leve del clan Aprea, organizzazione nata e radicata a Barra, ma che di recente si è estesa anche ben oltre i confini del quartiere, insediandosi anche a Ponticelli, grazie all’alleanza tra le vecchie famiglie d’onore di Napoli est, animate dall’intento di affermare la propria egemonia nell’intera zona orientale della città.
I giovani interpreti della camorra contemporanea utilizzano soprattutto i social network per diramare messaggi, annunciare alleanze e lanciare frecciatine ai rivali. E proprio servendosi di uno di quei video, il rampollo di casa Aprea, Emmanuel, figlio del boss Gennaro Aprea detto ‘o nonno, figura apicale della camorra barrese, nonchè elemento cardine dell’alleanza tra i vecchi clan di Napoli est, avrebbe annunciato l’affiliazione di Valda junior.
Una sequenza di frame che li ritraggono in discoteca, abbracciati, con le bottiglie di champagne in bella mostra. La carrellata di foto è accompagna da un audio eloquente: “Non ti fidi di nessuno? Fidarsi è da fessi. Oggi è il tuo amichetto del cuore, domani ti accoltella alle spalle: la famiglia, su di noi puoi sempre contare.” Il video pubblicato sul profilo del figlio minore di ‘o nonno è introdotto dalla frase “brindiamo all’ergastolo” che all’indomani dell’omicidio compiuto da Valda, risuona come una sorta di inquietante premonizione.
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Un ulteriore dettaglio concorre a rendere ancor più torbida l’intera vicenda: esattamente un mese fa, il 22 febbraio Emmanuel Aprea, 18 anni, è stato arrestato proprio mentre si trovava a Mergellina, insieme ad altri tre giovani, Antonio De Cristofaro, 23enne, Giuseppe Tulipano, 30enne e un incensurato di 20 anni. I quattro furono accusati di porto illegale di arma comune da sparo e ricettazione, fermati dai carabinieri mentre erano in auto e all’interno della vettura fu trovata una pistola, una Beretta calibro 7,65 con 6 proiettili nel serbatoio, risultata rubata a ottobre al comando di Polizia municipale di Frattaminore. All’interno della vettura sarebbero stati trovati anche 1.600 euro in contanti.
I militari stavano effettuando dei controlli in borghese a bordo di un’automobile, quando sarebbero stati avvicinati dall’auto con a bordo i quattro giovani. Uno di loro sarebbe sceso dal veicolo e si sarebbe avvicinato ai carabinieri, tratto in inganno dal fatto che le forze dell’ordine non indossassero la divisa e si sarebbe abbassato sino al finestrino e dopo averli scrutati, avrebbe fatto segno agli amici di andare via. I quattro probabilmente stavano dando la caccia a qualcuno e proprio quel comportamento ha insospettito i militari in borghese che hanno seguito l’auto per perquisirla ed arrestare i quattro, in seguito al ritrovamento dell’arma.
Un’associazione di fatti e persone, forse frutto di una casualità. O forse no.
La frequente presenza di giovani armati, contigui al clan Aprea di Barra, nella zona degli chalet di Mergellina potrebbe celare un intento ben preciso.
Forse, dietro queste incursioni armate in uno dei luoghi più frequentati della movida napoletana, potrebbe celarsi un intento ben preciso, come dare la caccia a uno o più soggetti con i quali regolare dei conti in sospeso. Seppure, vi siano pochi dubbi circa il fatto che i colpi d’arma da fuoco esplosi ad altezza d’uomo da Francesco Pio Valda rappresentino la sua reazione al gesto involontario che gli ha sporcato una scarpa, non è da escludere che il 20enne non abbia retto la tensione, legata a quel clima concitato che potrebbe legittimare l’assidua frequenza delle giovani leve del clan Aprea nella zona degli chalet.