Cara Signora o Signorina Esposito,
Dopo Le Molteplici Diffamazioni che Quotidianamente Pubblica Sul Sito Per il Quale Lavora Sulla Mia Persona e Sulla Mia Famiglia Ho Deciso Di Pubblicare Questa Mia Missiva Affinché Si Chiariscano Determinate Situazioni Che Lei Puntualmente Sfrutta a Suo Piacimento Travisando La Realtà Dei Fatti. Le Faccio Presente Che La Vita Sentimentale Delle Persone Compresa La Sua È Un Fatto Privato Ed Una Giornalista Se Lei Cosi Si Definisce Lo Dovrebbe Sapere Quindi La Invito A Fare La Giornalista È Non Del Gossip Becero Fino A Se Stesso E Con Cio Chiudo Tale Capitolo In Quanto Come Ho Già Espresso Nessun Cittadino Italiano È Tenuto A Dar Spiegazioni Sulla Propia Vita Privata Se Non Cagiona Danni Ad Altre Persone. Riguardo L’abito Familiare, Le Faccio Presente Che Sono Una Donna Incensurata Quindi Fino a Prova Contraria Lei Non Si Può Permettere Di Associarmi A Contesti Delinquenziali, Diffamandomi e Mettendomi In Situazioni Spiacevoli Unitamente a Mio Figlio Che a 10 anni e Si Può Ritrovare a Leggere Ciò Che Lei Scrive Senza Alcuna Sentenza Definitiva Che Lo Dimostra, Si Studi Un Po Di Diritto Penale e Costituzionale Cosi Forse Si Renderà Conto Che Chi Commette Reati Non Sono io Ma Lei !! Infine i Miei Familiari Hanno Pagato e Stanno Pagando Ancora Ciò Che i Giudici Con Sentenze Hanno Ritenuto Giusto Fargli Scontare Ma Ciò Non Vuol Dire Come D’altronde è Previsto Dalla Costituzione Italiana Che a Causa Di Cio Io Dovrei Abbandonarli Visto Che il Reinserimento Dei Condannati Passa Anche Attraverso L’affettività Dei Familiari e Per Questo io Gli Sarò Sempre Vicino Ma Non Per Le Ragioni Diffamatorie Che Scrive Lei, Semplicemente Per Amore, Questo e Quanto e Se Dopo Questa Mia Missiva Continuerà Con Le Sue Diffamazioni Le Faccio Presente Che Procederò Per Via Legali Essendo un Onesta Cittadina.. Distinti Saluti Minichini Martina
Parlava così la figlia del boss Ciro Minichini e della lady-camorra del Lotto O di Ponticelli Anna De Luca Bossa in un messaggio inviato sulla chat di Messenger il 21 giugno del 2021, alla direttrice di Napolitan.it, la giornalista Luciana Esposito, nel corso di un’estate arroventata dalle gesta del clan di cui è risultata essere parte integrante. In quel momento, a Ponticelli era in corso ‘la stagione delle bombe‘, quelle lanciate dai cavalcavia che sovrastano i rioni in cui vivono i rivali del clan De Martino, proprio dal compagno della Minichini, Luigi Austero.
Proprio quel legame sentimentale era finito nell’occhio del ciclone per questioni tutt’altro che strettamente riconducibili alla mera cronaca rosa, così come trapela dalle pagine dell’ordinanza che lo scorso novembre ha fatto scattare le manette per diversi soggetti ritenuti contigui al cartello camorristico costituito dai Minichini-De Luca Bossa-Schisa-Casella-Aprea-Rinaldi, tra i quali figura anche la sorellastra di Michele ed Alfredo Minichini. Le indagini che hanno portato anche all’arresto della Minichini hanno infatti appurato che le vicende relative alla vita sentimentale della Minichini si sono rivelate determinanti nel delineare nuovi equilibri camorristici ai piedi del Vesuvio.
Da sempre inserita nelle dinamiche camorristiche del clan di famiglia, a chiarire il ruolo ricoperto dalla Minichini hanno concorso le intercettazioni, ma anche le dichiarazioni rese dai collaboratori di giustizia.
Tommaso Schisa, ex alter ego di Michele Minichini, fratellastro di Martina, ha precisato che quest’ultima, proprio per espresso volere del fratellastro, beneficiava di un sussidio di 200 euro settimanali, provento dell’attività di una piazza di spaccio gestita in via Bartolo Longo, zona sotto la sfera egemone del clan De Luca Bossa.
Scaturì proprio dalla relazione con la Minichini, l’ascesa di Roberto Boccardi, ex affiliato al clan De Micco, poi passato dalla parte dei De Luca Bossa a cavallo tra il 2017 e il 2018, contestualmente al blitz che sancì la fine del primo mandato dei De Micco a Ponticelli favorendo l’insediamento dei clan alleati di Napoli est di cui i Minichini-De Luca Bossa erano parte integrante.
Un dettaglio confermato anche dal collaboratore Tommaso Schisa:
“Mentre eravamo detenuti a Secondigliano, Michele Minichini fece sapere a Roberto Boccardi dal carcere che egli avrebbe dovuto prendere le redini del gruppo affiancandosi al Cinese, il quale non era stato puntuale nei pagamenti degli stipendi.”
Tommaso Schisa, inoltre, rivela un retroscena assai significativo circa le reali intenzioni del clan di cui è stato perno portante: “Voglio precisare che inizialmente, anche dopo che Boccardi aveva iniziato la sua relazione con Martina Minichini, la nostra intenzione era quella di eliminarlo per la sua pregressa appartenenza ai Bodo, dai quali, in carcere, riceveva lo stipendio. Questa era l’intenzione di Michele Minichini. D’altra parte, la relazione di Martina con Boccardi era instabile; anche io avevo intenzione di eliminare Boccardi perché avevo saputo che aveva puntato la pistola al volto di mia madre (la pazzignana Luisa De Stefano, ndr) quando i De Micco, ai quali Boccardi all’epoca apparteneva, pretendeva da mia madre la quota per la piazza di spaccio che gestiva nel Rione De Gasperi.”
La predisposizione della Minichini a legarsi sentimentalmente ai soggetti che, a seconda dei momenti storici, ricoprivano un ruolo di primo ordine nell’ambito dello scenario camorristico ponticellese, viene confermata anche da Rosario Rolletta, ex affiliato ai De Micco-De Martino:
“Prima di legarsi a Gino Austero, stava con Roberto Boccardi e dopo con Salvatore De Martino. Mi è capitato di vederla di sfuggita in carcere durante i colloqui che faceva con il fratello Michele Minichini o con lo stesso Boccardi.”
Arrestata insieme alla madre nel 2016, accusata di gestire una piazza di droga insieme alla madre Anna De Luca Bossa, e successivamente assolta, secondo le recenti indagini, Martina Minichini ha continuato a gestire gli affari del clan, portando ai sodali le direttive dei fratelli dal carcere acquisite durante i colloqui, ma si sarebbe adoperata anche personalmente nello svolgimento di alcune attività illecite, tra le quali la riscossione delle quote estorsive.
Dalle intercettazioni trapela il vivo disappunto di altri affiliati in relazione al fatto che le donne di casa Minichini percepivano una quota settimanale sui proventi delle attività illecite che l’organizzazione svolgeva nella zona di Piazza Mercato. Nella fattispecie, “la pazzignana” Vincenza Maione, ignara di essere intercettata, rivolgendosi a Michele Minichini, affermò: “dare la settimana ad Annarella (Anna De Luca Bossa, ndr) e a tua sorella…. perché che tengono a che vedere con piazza Mercato, perché le hanno arrestate là oppure hanno fatto i reati là? I reati li hanno fatti quelli là no tua sorella e Annarella”. La Maione poi, per rendere ancor più chiaro il concetto, indica alcuni affiliati che malgrado abbiano operato nella zona, non si videro riservare lo stesso trattamento.
Martina Minichini non si limitava ad essere la semplice familiare di importanti boss, ma cooperava nel sodalizio, specie in seguito all’arresto dei suoi fratelli, quando assume un certo potere decisionale.
Quando le figure apicali del clan di famiglia finiscono in carcere, la Minichini consolida la sua posizione all’interno dell’organizzazione, non solo fungendo da tramite tra i fratelli detenuti e gli affiliati subentrati nella gestione degli affari illeciti, era lei infatti a gestire la cassa del clan e a spartire il denaro destinato ai familiari dei detenuti. Era lei a prendere altre decisioni importanti. Un potere acquisito grazie a un’altra relazione sentimentale, quella con Luigi Austero, figura di spicco del clan De Luca Bossa.
Dalle intercettazioni emerge nitidamente il ruolo cruciale ricoperto dalla Minichini per preservare l’egemonia del clan di famiglia durante la detenzione dei fratelli. In sostanza, grazie alla sua mediazione, i fratelli continuavano a impartire direttive, preservando autorità e potere. Cosa che non sarebbero riusciti a fare senza una voce in grado di rappresentarli all’esterno delle mura carcerarie. In quel clima, in virtù del vasto numero di clan che convergevano nell’alleanza tra le vecchie famiglie d’onore di Napoli est, l’arresto dei fratelli Minichini avrebbe sancito l’uscita di scena dell’omonimo clan. Un pericolo scongiurato dal ruolo cruciale ricoperto in quest’ottica dalla sorella Martina.
Basta pensare che è Martina Minichini a riferire ad Alessio Bossis che in seguito all’arresto di suo fratello Alfredo, quest’ultimo e Michele avevano stabilito che fosse lui ad assumere la leadership del clan. Il fatto stesso che in quel frangente, i suoi fratelli conferirono ampi poteri anche al suo compagno dell’epoca, Roberto Boccardi, secondo la magistratura rappresenta una prova determinante dell’importanza che i fratelli attribuivano alla Minichini.
Numerosi i colloqui intrattenuti con gli affiliati detenuti che beneficiavano di un telefono cellulare che concorrono a chiarire il ruolo assunto dalla Minichini. In particolare, suo cugino Umberto De Luca Bossa, divideva un telefono con Roberto Boccardi.
Quando la Minichini si lega sentimentalmente a Gino Austero, quest’ultimo intrattiene una conversazione dai contenuti particolarmente rilevanti con il detenuto Umberto De Luca Bossa. Austero gli intima di non fidarsi di Boccardi, indicandolo come il responsabile del suo arresto.
Gli attriti di carattere personale che fungono da sfondo alle trame camorristiche che si avvicendano rapidamente, sfociano poi in diversi litigi avvenuti in carcere, come quello tra Boccardi e Alfredo Minichini, fratello di Martina, motivo per il quale Gino Austero, invita con crescente insistenza il cugino Umberto De Luca Bossa a prendere le distanze da Boccardi, reo di aver mancato di rispetto a diversi membri della sua famiglia.
“Perchè questo scemo deve parlare male di me e tu stai con lui?” chiede Austero ad Umberto De Luca Bossa, “tu almeno lo dovresti mettere a posto, perché non è che per esempio un mio cognato o lo zio mio da una finestra lo devono abbuffare di parole se quello deve parlare male di noi…ma sto scemo che vuole?”
Una tensione palpabile che poteva sfociare in uno scenario ben più violento: secondo quanto emerso dalle ricostruzioni degli inquirenti, a sedare gli animi, dentro e fuori dal carcere, avrebbe provveduto Giuseppe Righetto, il fratellastro dei Casella, altro perno portante dell’organizzazione.
La magistratura, infine, pone l’accento anche sul ruolo di “influencer della camorra” ricoperto dalla Minichini, tra i membri della famiglia più attivi nel pubblicare video-tributi finalizzati a rilanciare la reputazione degli affiliati detenuti con l’intento di accrescere i consensi e preservarne l’autorevolezza. Una carrellata di foto accompagnate da hashtag e frasi inequivocabili: La speranza è l’ultima a morire vi aspetto.!! ##viamotroppo##lamiafamiglia##lamiavita##altritempi##altrivalori##sempreatestaalta️️️##mimancatecomelaria##Un giorno torneremo ad essere felici insieme #v#viraln#neipertep#perte
Non solo i tributi ai parenti detenuti e ai “martiri della camorra”, come il fratello Antonio Minichini e il cugino Carmine D’Onofrio, entrambi uccisi dai de Micco quando avevano 19 e 23 anni, ma anche l’ostentazione di un tenore di vita agiato e volti a lanciare frecciatine ai rivali, così come comprovano le foto che ritraggono lei e il compagno Luigi Austero in crociera con altre figure di spicco del clan e soprattutto la foto di una bottiglia di champagne sulla quale sono impilati tre orologi di lusso, mentre Martina Minichini, Luigi Austero e Giuseppe Righetto, durante il periodo in cui erano a capo dell’organizzazione, indirizzano smorfie e gesti provocatori, palesemente indirizzati ai rivali.
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Martina Minichini è madre di un adolescente che si appresta a compiere 12 anni.
Figlio di una madre detenuta, al pari dei nonni materni e degli zii, rimasto orfano di padre, in quanto l’altro genitore è morto di covid di recente, il 12enne manifesta una condotta dalla quale trapela la piena padronanza dell’insegnamento materno, rilanciando sui social i frame che ritraggono i momenti dell’arresto della Minichini, proponendo così al popolo del web una sequenza di immagini che nel gergo camorristico assumono un significato ben preciso. Non a caso, probabilmente, utilizza i versi dello stesso brano selezionato dalla Minichini, quando pubblicava video che riproponevano le foto di sua madre Anna De Luca Bossa, anche lei detenuta e condannata all’ergastolo in via definitiva per l’omicidio Colonna-Cepparulo.