Ha destato molto scalpore la prima puntata di “Le Iene presentano Inside”, andata in onda in prima serata su Italia 1, domenica 13 marzo. L’intera puntata dal titolo “Mostri o Innocenti?” è stata dedicata ad una vicenda alla quale Giulio Golia e Francesca Di Stefano avevano dedicato diversi servizi: il “massacro di Ponticelli”.
Quaranta anni fa, il 2 luglio 1983, Barbara Sellini e Nunzia Munizzi, due bambine di 7 e 10 anni, furono seviziate e uccise, e infine i loro corpi furono dati alle fiamme. Un delitto efferato e brutale, che sconvolse non solo Napoli, ma l’Italia intera e che, dopo due mesi di indagini e tre anni di processi, vide condannati all’ergastolo Ciro Imperante, Giuseppe La Rocca e Luigi Schiavo. I tre, appena maggiorenni all’epoca dei fatti, sostennero dal primo momento di essere innocenti. Oggi, dopo aver scontato la pena, continuano a dichiararsi vittime di quello che potrebbe essere uno dei più clamorosi errori giudiziari della storia italiana. La Commissione parlamentare Antimafia di recente sollevato parecchi dubbi sulle indagini svolte dai carabinieri e che hanno portato prima all’arresto e poi alla condanna dei tre giovani, motivo per il quale si è espressa, all’unanimità, a favore di una possibile revisione del processo. Secondo l’analisi della Commissione, infatti, sulla vicenda potrebbe essere calata l’ombra della criminalità organizzata. A supporto di questa tesi, i tantissimi elementi raccolti dal giudice Ferdinando Imposimato, il primo a farsi avanti per scagionare i tre ragazzi da quelle infamanti accuse. Un caso ereditato poi dalla criminologa Luisa D’Aniello e dall’investigatore Giacomo Morandi che nel corso degli anni non hanno mai smesso di raccogliere prove utili a sbugiardare il labile castello di accuse che ha determinato la condanna dei tre giovani, così come è nitidamente emerso dalle varie testimonianze andate in onda nel corso del servizio di approfondimento e che hanno concorso a ricostruire nei minimi dettagli le fasi salienti della vicenda. Una serie di voci, fatti e prove oggettive che hanno consentito anche ai più convinti sostenitori della colpevolezza dei tre ragazzi di ricredersi.
“Mi ha ufficialmente convinto ad occuparmene. Fermo restando che le sentenze si rispettano e che abbiamo rispetto per la Magistratura. Mi ha colpito il caso, mi hanno colpito loro e mi colpisce il fatto che, semmai fosse così, c’è un altro colpevole. In uno Stato giusto se hai degli elementi oggettivi affronti eventuali errori. È possibile che magari esca fuori qualcosa che prima non c’era”. Lo ha detto la presidentessa del Consiglio, Giorgia Meloni, intervistata oggi a Palazzo Chigi da Giulio Golia de Le Iene, relativamente al caso del “massacro di Ponticelli”.
Nel corso dell’intervista alla premier, che andrà in onda domani 14 marzo in prima serata su Italia 1, l’inviato della trasmissione ha consegnato a Meloni una chiavetta Usb con il video della puntata speciale. “Grazie, me lo studio e vedo cosa si può fare”, ha risposto la presidente del Consiglio
Così come ricordato dallo stesso Giulio Golia nel corso della puntata, al coro di testimonianze utili a scagionare i giovani dalle accuse, manca la più autorevole: quella dell‘ex boss di Ponticelli, oggi collaboratore di giustizia, Ciro Sarno. La direttrice di Napolitan Luciana Esposito ha riportato nel suo libro “Nell’inferno della camorra di Ponticelli” l’esito delle indagini condotte dalla NCO di Raffaele Cutolo, all’indomani dell’omicidio delle due bambine per giustiziare l’autore dell’efferato delitto, indicando Ciro Sarno come persona più che ben informata sui fatti. Determinati, in tal senso, potrebbero essere le dichiarazioni dell’ex boss di Ponticelli che all’epoca avvicinò i ragazzi in carcere per tranquillizzarsi rispetto ad un’ipotetica ritorsione da parte della camorra, in quanto consapevole della loro innocenza.
Seppure i tre siano ancora in attesa della revisione del processo che gli consentirebbe di ottenere la giustizia che invocano da quarant’anni, il servizio de “Le Iene” ha fatto sì che Ciro, Giuseppe e Luigi conseguissero un altro traguardo ugualmente importante: il riscatto morale agli occhi della società.
Grazie a quel servizio, infatti, la reputazione dei tre appare ampiamente riscattata agli occhi dell’opinione pubblica, in virtù del quadro emerso dalla meticolosa ricostruzione giornalistica di Giulio Golia e Francesca Di Stefano. Tra i più convinti e commossi sostenitori della loro tesi primeggiano gli abitanti di Ponticelli, il quartiere in cui si è consumata la tragica vicenda che all’indomani della messa in onda del servizio che ha consentito alla “vera verità” di emergere, chiede di accogliere i ragazzi come meritano per far sentire loro tutta la vicinanza e la solidarietà della gente comune.
Tantissimi i messaggi inviati alla nostra redazione in queste ore da parte degli abitanti di Ponticelli che propongono un’iniziativa pubblica in onore dei tre ragazzi. Suscita particolare emozione il fatto che a farsi promotori di questa richiesta siano anche giovani che non erano ancora nati all’epoca dei fatti e che oggi, poco più che ventenni, immedesimandosi nel calvario vissuto dai tre ragazzi, sentono il bisogno di non voltare la testa altrove per manifestargli solidarietà e vicinanza.
Un tributo che Ponticelli sente di voler rivolgere ai tre ragazzi, facendogli sentire tutto il calore e l’affetto di una comunità consapevole del calvario che hanno vissuto, per contribuire a quel riscatto tanto legittimo quanto meritato. Uno scenario inimmaginabile, soprattutto se si pensa alle rivolte popolari che accompagnarono la notizia della permanenza temporanea dei “mostri di Ponticelli” in alcune cittadine italiane.
Gettati in pasto alla stampa e all’opinione pubblica come criminali della peggiore specie, costretti a scontare la detenzione e imparare al contempo a convivere con quel verdetto che gli ha affrancato un’etichetta pesantissima: “i mostri di Ponticelli”.
Oggi, alla vigilia del 40esimo anniversario del “massacro di Ponticelli”, l’Italia si sveglia con la consapevolezza che scagionare i tre da quelle gravi accuse vorrebbe dire scrivere una pagina importante della storia giudiziaria del nostro Paese.
In attesa che ciò accada, gli abitanti di Ponticelli hanno già emesso il loro verdetto assolvendo con formula piena i tre ragazzi.